Prefazione di N-Joy
L' assetto letterario di cotesto periodo ora sottoposto alla nostra attenzione prefigura il riorientamento delle linee di tendenza in atto con criteri ovviamente non dirigistici, al di sopra di interessi e pressioni di parte recuperando, ovvero rivalutando in un' ottica preventiva e non piu' curativa l'appianamento di discrepanze e sincrasie esistenti precedentemente. L' utenza potenziale si caratterizza per il ribaltamento della logica scolasticheggiante preesistente, secondo un modulo di interdipendenza orizzontale con le dovute ed imprescindibili sottolineature (semprecche' non difetti l'ottica programmatoria) l'adozione di una metodologia differenziata con notevoli nervature al livello produttivo letterario. Cosi' il nuovo soggetto sociale persegue la verifica critica degli obiettivi letterari e la individuazione di fini qualificanti in una visione finalmente organica e ricondotta ad unita' fattualizzando e concretizzando, nel contesto di un sistema integrato, un a congrua flessibilita' delle strutture linguistiche. Effettivamente, dal punto di vista sociale, il nuovo metodo partecipativo con cui sono stati premiati gli anni di paziente costanza delle classi sociali medio-borghesi auspica ora un corretto rapporto fra struttura letteraria portante e sovrastrutture di diverso genere, senza pero' precostituzione delle risposte, attivando e nel contempo implementando a monte ed a valle della situazione contingente la demedicalizzazione del linguaggio poetico-narrativo. Il quadro normativo riconduce a sintesi la puntuale corrispondenza fra obiettivi e risorse seguendo il classico vettore di radicalizzazione trasversale che aveva caratterizzato il metodo didascalico-scolastico (ed una parte di quello piu' schiettamente teoretico-tomistico) sostanziando e vitalizzando in tempi brevi, anzi brevissimi l'annullamento di ogni ghettizzazione ed ogni presa di posizione precostituita. Dal momento che cotesto saggio non si propone di trattare argomenti non strettamente letterari trascureremo forse la congrua capitalizzazione delle idiosincrasie sociali e la non sanitarizzazione delle imposte e dei balzelli che nel periodo della nostra trattazione venivano gia' pleonasticamente presentate a scrittori e poeti dissuadendoli cosi' dall'arte dello scrivere e del poetare. E' necessario pero' sottolineare e rimarcare come il modello di sviluppo portasse avanti la riconversione ed articolazione periferica dei servizi seguendo un ordine non strettamente verticistico e non assumendo mai come implicito, nel rispetto delle norme letterarie ufficiose preesistenti, il coinvolgimento attivo e necessariamente produttivo di operatori ed utenti. L'analisi di cotesti grandi quadri della letteratura deve, puo' ed e'necessariamente anticrociana, dal momento che il dommatico e borioso filosofo ci ha disprezzato ed ha fatto lo stesso della nostra opera (cosi'come noi abbiamo giustamente contraccambiato) e percio' noi ci riteniamo in dovere di riportare un passo del sopracitato "studioso" per lucidamente criticarlo oltreche' confutarlo:" I giudizi veri e propri, categoriali, non ammettono il pressappoco ed il piu' e meno, e si pronunziano netti: un'espressione e' poesia o non e' poesia, un atto e' morale o non e' morale". Che le nostre tesi, almeno, restino immuni da tanta sicumera.
Litri, di sangue si versarono sulla bianca sabbia, filtrando in
profondita', lasciando un alone marroncino sulla spiaggia tropicale. Come
una macchia su un foglio bianco. Le onde, indifferenti, continuarono il
loro lento, placido ed inesorabile lavoro di logorio sulla costa
dell'isola.
Due ore piu' tardi, a sera fatta, il cor[S1]po era ancora li. L'armonia
dell'insieme era turbata da due elementi: l'espressione del viso teso in
un urlo agghiacciante, gli occhi, la bocca ed i capelli oramai colmi di
sabbia trasportata dalla risacca e dallo squarcio evidente che lambiva la
gola della malcapitata. Il vestitino estivo (che le era costato 200
dollari) era oramai totalmente bagnato ed aderente, e rivelava la mancanza
di biancheria intima. Stupro ed omicidio avrebbe sentenziato piu' tardi il
Coroner.
Un nuovo mattino era arrivato. Il telefono suono' come al solito, turbando
i sogni di autoerotismo di Garet. L'insistenza del suono riusci' alla fine
a strappare dal mondo onirico l'uomo, per riportarlo nel maleodorante,
vecchio mondo reale. Garet prese la cornetta e rispose. Dio, aveva un
alito orrendo.
"Pronto... ?"
"Sveglia bastardo, alza il culo, abbiamo un omicidio sulla spiaggia est, di
fronte al Rody".
"Cazzo, dammi venti minuti e arrivo.".
Detto questo, attacco' il ricevitore e mise i piedi in terra, posandoli
esattamente sulla chiazza di vomito della notte precedente. La testa gli
rimbombava ancora, di quel dolore sordo che ben conoscono gli etilisti.
Avviandosi verso il bagno (o cio' che restava del bagno) inciampo' nella
mezza dozzina di bottiglie di birra che avevano accompagnato le altre due
di wodka. La doccia fu un toccasana, lavando dal corpo il sudore
attaccaticcio e parte della nausea che ancora si insinuava in lui.
Arrivato a 27 anni, Garet si ritrovava un corpo decisamente poco consono al
lavoro che faceva: sembrava quello di un bambino di 7 anni ingrandito di 3
volte. Si passo' la mano sul ventre tondo e voluminoso, vide allo specchio
il suo sedere flaccido e bianco. Non c'era da sorprendersi se Marca
l'aveva nuovamente lasciato. Si asciugo', bevve un veloce caffe' freddo
pieno di fondi e si tuffo' fuori dal piccolo appartamento. Il contatto del
suo corpo con l'avvolgente clima tropicale non aveva ancora smesso di
traumatizzarlo: umido, bollente, appiccicoso e con uno sgradevole
odore/sapore dolciastro.
Era stato lui a scappare. Garet Jax non sopportava piu' le pressioni alle
quali era sottoposto a Torino, in Italia. I giudici avevano visto fin
troppo giusto e Garet era stato costretto a procurarsi dei documenti falsi
e a chiudere il conto in banca. Garet non era naturalmente il suo vero
nome... Dopo una rocamboilesca fuga dal capoluogo piemontese era riuscito
a far perdere le sue tracce in Lussemburgo. Da qui era riuscito ad
imbracarsi in un volo per Portorico, poi aveva preso un biglietto per le
Filippine. Ora, ben distante dai magistrati che volevano condannarlo,
aveva avviato una piccola attivita come investigatore privato, facendo base
in una piccola isola...
Entro' nella sua Fiat Duna. L'aria all'interno era incendiata da otto ore
di esposizione al sole. Davanti a se poteva vedere la spiaggia, ricoperta
di corpi femminili: coscie, tette, schiene, volti cotti dall'arsura.
L'odore del coppertone era quasi visibile. Parti' e si diresse verso la
Twan-Go, che conduce al lato est dell'isola. La strada attraversava la
lussureggiante vegetazione come una riga tra i capelli e Garet constato'
per l'ennesima volta come odiava quel luogo: si ripromise di tornare un
giorno o l'altro con qualche tanica di benzina ed una scatola di buoni
fiammiferi. I venti minuti necessari per spostarsi da un lato all'altro
dell'isola gli consentirono di ripensare a quella che era stata la sua vita
fino ad allora. Un passato da studente mediocre, prima al Duca degli
Abruzzi, poi alle superiore. Veniva continuamente ridicolizzato dagli
altri studenti, ragazzi robusti e muscolosi, che non vedevano l'ora di
sfogare la propria crudelta' su di lui, dotato di un corpo gracile , quasi
malaticcio e di una enorme pancia. "Miss Gravidanza" lo chiamavano...
Tutto sommato molto meglio di quello che sarebbe avvenuto in seguito. Dopo
aver lasciato la scuola (a Garet piaceva pensare che fosse stata una sua
decisione e tendeva a scordare che in effetti era stato sbattuto fuori a
calci nel culo) si dedico' a qualche sporadico lavoretto, giusto quel che
serviva per poter mangiare e coltivare i propri passatempi: Computer e
gioco di rulo. I computer erano il suo principale interesse. Se avesse
potuto ci avrebbe fatto anche del sesso. I giochi di ruolo gli
consentivano invece di uscire dalla sua miserabile realta' quotidiana per
impersonificare eroi barbarici senza paura o stregoni malvagi teste di
cazzo. Il vero cambiamento avvenne pero' quando la polizia venne a bussare
alla sua porta (con un'ariete). Venne presto incriminato di istigazione
all'abuso-sessuale telematico per via di una serie di sibilline descrizioni
che egli aveva redatto e che un suo conoscente, tutt'ora sconosciuto, aveva
provveduto a propagare in tutto il mondo tramite internet. Ben presto il
suo avvocato gli consiglio' di tagliare la corda. E cosi' lui fece.
Vendette tutto e scappo'. Arrivato alla sua meta, approfittando delle
leggi locali mooooolto elastiche, si mise a fare l'inbestigatore privato.
Casi veramente del cacchio, come ritrovare figlie scappate con pescatori di
perle, riscuotere le pensioni degli anziani dei villaggi, ritrovare il
barboncino della facoltosa vegliarda etc. Durante uno di questi casi aveva
avuto modo di conoscere Marca. Stava indagando sul mistero di una cozza
scomparsa (era il ricordo affettivo della scomparsa moglie di un ricco
pescatore di frodo) quando, durante l'indagine, s'imbatte' in questa
ragazzi dai boccoli d'oro. Venne immediatamente conquistato dalla linea
slanciata, da quel corpo fantastico segnato da un unico difetto che ne
esaltava le caratteristiche: il naso uguale ad un paracarro. La sua mente
era fulminea, un'intelligenza fanatastica in un corpo da sogno.
Utilizzando le sue piu' avanzate tecniche di corteggiamente Garet riusci'
finalmente a sedurla e dopo un paio di mesi il matrimonio arrivo' quasi
scontato. Dopo un anno di alti e bassi pero' la giovine si stufo' e svani'
insieme ad un locale ballerino.
A tutto cio' pensava Garet, e non si accorse subito della vecchia Sho-Tsu
che attraversava la strada un centinaio di metri avanti a lui. Calcio' con
tutta la forza che aveva il pedale del freno e riusci' a fermarsi a 50
centimetri dalla vecchia impassibile. Scese per verificare lo stato di
salute della donna. Lo sguardo di questa si pianto' neglio occhi di Garet
come una freccia nell'agognato bersaglio. "Come sta, tutto bene?" chiese
Garet, con una goccia di sudore che gli solcava una tempia. Niente.
Nessuna risposta e... quello sguardo fisso e severo, che gli metteva a
nudo l'animo come una Spada di Shannara. Garet esamino' il volto della
vecchia. Le rughe tracciavano profondi solchi sul viso, dalla bocca
probabilmente mancava qualche dente. Ma gli occhi esprimevano una
lucidita' che lui probabilmente non aveva mai posseduto. Non riusci' a
dare un'eta' alla persona che aveva di fronte: poteva avere 70 anni come
poteva averne 150. Dopo qualche secondo le labbra della donna si
dischiusero.. e, sorpresa, una voce potente e profonda scandi' queste
parole : "Attento uomo, le zanzare che ti assillano non sono colpevoli".
Detto questo si mosse, attraverso' la strada e spari' nella foresta. Garet
rimase immobilizzato dallo stupore, non sapendo bene ne che dire ne che
pensare. Rimonto' sull'auto e rimise in moto.
Arrivo' finalmente alla spiaggia est. La strada di fronte al Rody era
condita di macchine della polizia, giornalisti, la tv locale. Facendosi
strada in mezzo alla calca riusci' a individuare il procuratore Sparrow.
La sabbia gli penetrava nelle scarpe (cosa che lui trovava insopportabile)
e, dopo qualche minuto di tortura, riusci' a raggiungere l'uomo sul
bagnasciuga. Ai suoi piedi si trovava una massa informe, totalmente
ricoperta dal telo giallo del coroner. La polizia nel frattempo faceva
cordone per tenere lontani i curiosi. Sparrow lo vide ed il suo consueto
(ed irritante) sorrisetto di scherno e disprezzo gli arriccio' le labbra.
Garet non disse niente a proposito, aveva gia' classificato Sparrow molto
tempo prima nel raccoglitore delle teste di cazzo.
"Finalmente Jax, ti sei preso un cappuccino nel mentre?". "Ti ricordo che
questa e' competenza tua Sparrow e che finche' nessuno mi assume il caso
non mi riguarda" ribatte' Garet con una punta di nervosismo. "Gia',
coglioncello, le cose di solito vanno cosi'.... se non fosse per questo!"
e cosi' dicendo gli indico' un quadrato di sabbia accanto al sacco. Una
scritta, molto facilmente tracciata dalla donna morente, diceva "Garet Jax,
perdona". Un brivido gli attraverso' le vertebre raggelandolo, nonostante
ci fossero circa 37 gradi di temperatura. "Chi e'?" chiese Garet... Un
altro sorrisetto, molto piu' maligno solco' il volto del procuratore...
"Ho fatto le mie ricerche, ma la conferma la voglio da te.". D'un tratto
si chino' e scosto' totalmente il telo. Garet Jax si senti' venir meno.
Era Marca. La sua Marca. Con un ghigno Sparrow ricopri' il cadavere ed
istrui' i suoi uomini per far portare via il corpo. "Cosa le e'
successo?". "E' morta, non lo vedi?" "COME e' morta, brutto bastardo?".
"Eh he he, il coroner dice che ha subito violenza carnale, e' stata
sodomizzata, le sono state asportate alcune falangi delle mani e dei piedi,
alla fine e' stata sgozzata. Con una lama d'osso, sembrerebbe.".
Garet si volto', e, piegandosi come per fare un inchino, rigetto' il caffe'
(con i fondi) che aveva bevuto poco prima.
Pochi minuti dopo i due erano seduti uno di fronte all'altro all'interno
del Rody. Il Rody era un localaccio notturno, frequentato perlopiu' da
puttane, magnaccia, ricchioni e "clienti". Ora Garet stava cercando di
fare un po' di chiarezza tra i suoi pensieri, mentre il procuratore lo
squadrava freddamente.
"Bene bene, caro il mio Garet, sembra proprio che noi due si debba fare una
bella chiaccherata" disse l'uomo. Dopo qualche secondo preso per
riordinare le idee Garet rispose: "Cosa vuoi sapere? Si, era la mia
donna... O lo e' stata per un po'. Siamo sposati, poi lei s'invaghi' di
un ballerino gay e spari'. Certo che ora... Mio dio, ma chi puo' aver
fatto una cosa simile?". Comincio' a singhiozzare, colto da un dolore piu'
grande di quello che credeva. "Non me ne frega un cazzo di queste
fregnacce" disse Sparrow, per niente impietosito, "quella era una puttana,
come tutti sapevano sull'isola. Solo tu non lo sapevi. E, del resto, solo
una puttana come lei avrebbe potuto mettersi con te.". A queste parole la
rabbia di Garet, repressa fin'ora per quell'uomo ributtante si raccolse per
scagliarsi verso di lui. Ebbe uno scatto verso il procuratore, con le mani
tese verso la gola, ma venne subito fermato da un'agente che gli diede una
manganellata nella tempia. Il dolore fu istantaneo e lancinante. Gli ci
vollero trenta secondi buoni per riprendersi dallo shok improvviso.
"Stammi bene a sentire, gran pezzo di merda" disse Sparrow, "per quel che
mi riguarda la troia l'hai ammazzata tu, quindi cerca di trovare subito un
alibi convincente o ti sbatto dentro ed infilo la chiave nel culo di uno
squalo migratore!". "Ieri sono stato tutto il giorno a seguire il caso di
Mr.Sakurambo, quello della cozza scomparsa.... Abbiamo girato tutto il
mattino ed il pomeriggio insieme, te lo potra' confermare lui stesso."
disse Jax. "Tse'" bonfo' l'altro stizzito, "quel gran figlio... bene, e
per la sera e la notte che mi dici?". "Ieri sera sono tornato a casa e mi
sono ubriacato." rispose Garet, "potrai chiedere conferma ai vicini.".
Visibilmente contrariato da come stava andando il dialogo, Sparrow fece
cenno all'agente e gli disse "Tu, vai a casa sua e vedi se quanto ha detto
questo fesso corrisponde a verita'". "Ora, vediamo di capirci un po
meglio... Hai detto che la tr.. hem, tua moglie e' scappata con un froc..
un ballerino gay. Che mi sai dire di lui? Dove sono andati?". "Cristo
Sparrow, ma sei proprio senza pieta'!". "E' il mio lavoro, ciccio bello...
rispondi prima che perda la pazienza e richiami il mio amico con il
manganello". Il ricordo della botta improvvisa e lancinante consiglio'
Garet di collaborare, almeno per il momento. "Lui lavorava in giro per le
isole... era passato anche di qui, al Rody. Si chiamava.... cristo...
non me lo ricordo!". "Vedi di ricordartelo ORA o la prossima volta il
manganello lo usero' per farti una perquisizione corporale." "...Si... Si
chiamava.... Dio.... Come cazz.... Aveva un nome idiota, credo si
trattasse di un nome d'arte.. Aspetta.... Si, ci sono! Si chiamava
Haplo, si, Jin Haplo!". "Veramente un nome del cazzo." confermo' Sparrow.
"E...?". "Marca lo conobbe...". "Marca Nasica" preciso' Sparrow, "il
nostro cadavere fresco fresco.." "Si, quello era il suo nome da nubile...
Comunque, Marca conobbe Jin ad una festa di addio al nubilato di una sua
amica, Marcella... Lui era il pezzo forte, era saltato fuori da una enorma
torta al ribes. Sai, per queste stronzate le donne vanno matte.". Fece un
respiro per riprendere fiato e scorse l'espressione impassibile di Sparrow.
"Be', comunque, cominciarono a vedersi sempre di frequente e, sparirono via
mare una notte , a bordo di un AD turboelica.". Garet continuo' poi
singhiozzando. "Non so dove siano andati, non li ho piu' rivisti se non
nei miei incubi peggiori, loro, di notte, che fuggono a bordo dell'AD.".
Ora stava piangendo copiosamente. Il gestore del locale, commosso anche
lui, si avvicino' e gli porse un tovagliolo da usare come fazzoletto.
Garet lo prese e comincio' a tamponarsi gli occhi. "Mi fai veramente
schifo, Jax. Una volta eri un duro, ora non sei altro che una cacchina
molle che chiunque puo' calpestare". Detto questo Sparrow si alzo' e si
avvio' verso la porta, seguito da due agenti. "Ah, un'ultima cosa, Jax"
aggiunse, "Non ti ingabbio, ma tieniti disponibile.". Segui' il rumore
della porta che si chiudeva. Garet rimase solo con la sua disperazione ed
un fazzoletto.
Un'ora dopo si trovava nuovamente nel suo piccolo monolocale. Non aveva
piu' avuto incontri strani nella strada che attraversava l'isola, e questo
lo rinfrancava. Certo che Marca... Povera marca, che fine terribile... E
che affronto! Stuprata su una spiaggia! Chi poteva aver mai compiuto un
atto cosi' terribile? Si reco' nel cucinino per prendere del ghiaccio da
appoggiare sulla tempia. Oramai era mezzodi' e una certa fame comincio' a
farsi strada. Apri' il frigo e vide un misero mezzo hamburger marcio su di
un piatto, con tanto di condimento di due o tre mosche morte. Richiuse e
trattenne un altro conato. Si avvio nella saletta e accese la televisione,
per tenergli compagnia mentre rimetteva ordine in mezzo a quel porcaio.
"Ed ora le utime notizie di cronaca" annuncio' l'annunciatrice mulatta del
TG. "E' stato ritrovato questa mattina il cadavere di una donna, Marca
Nasica, sulla spiaggia est. Un primo esame del corpo fa pensare ad uno
stupro con conseguente assassinio, ma la polizia non scarta nessuna
ipotesi. Sembra che la donna frequentasse un ballerino girovago, Jin
Haplo, personaggio che le autorita' stanno cercando di rintracciare." disse
la cronista, chiudendo l'argomento. "Anche quest'anno la nostra isola e'
stata benedetta dal miracolo che tanto l'ha resa famosa nel mondo"
annuncio' la mulatta, con un certo piglio di soddisfazione, "ieri
pomeriggio infatti, verso le 18:00, il centro dell'isola e' stato investito
dalla solita pioggia sacra di feci di scimmia, che indica la benevolenza
degli dei verso il nostro popolo.".... Garet spense l'apparecchio,
disgustato dal tutto.
Jin Haplo... Irreperibile... "Devo assolutamente trovarlo" penso' Garet
mentre usciva di casa.
Jin Haplo era triste. Il Buio non faceva per lui. Il Buio non gli
piaceva. Detestava il Buio. Oramai aveva perso il conto dei giorni. Come
si fa a contare i giorni se si e' senza orologio ed al Buio da molto tempo?
Ogni tanto una finestrella si apriva nella cella che lo accoglieva (ma lui
il piu' delle volte non se ne accorgeva, dormiva...) ed una mano virile gli
passava un piatto di cibo ed una brocca d'acqua. O almeno, sperava che
quella fosse acqua. Il gusto era un po' troppo salato..... ma non poteva
permettersi di fare lo schizzinoso. Era al Buio. Oramai la cella era
quasi totalmente imbrattata dalle feci. Non c'era una tazza. Neanche un
Wc. Niente, doveva arrangiarsi. Ma, perche' si trovava li? La domanda se
l'era posta piu' volte.... e la risposta era sempre quella: non lo
sapeva. Un giorno si era svegliato li. Era al Buio. Era come se ci fosse
sempre stato. Come se la sua vita precedente fosse stata un sogno e si
fosse risvegliato in questo Nulla.
Mr.Sakurambo era molto risentito. Quell'investigatore del cavolo doveva
farsi sentire piu' di un'ora prima. Invece niente. Se lo avesse
pescato... lo avrebbe sistemato lui. Mr.Sakurambo era un uomo dai metodi
spicci. Lo richiedeva la sua professione. Per fare il suo lavoro bisogna
avere pelo sullo stomaco. E chi sgarra, paga. La scomparsa della "Cozza"
lo aveva gia' rattristato parecchio. Era un cimelio, un feticcio per lui.
L'unico lascito della defunta moglie, che cozza non era per niente. Un
paio d'anni prima dei ladri erano penetrati nella sua villa e,
incredibilmente, insieme a gioielli, quadri e contanti avevano preso anche
la Cozza. Quando lo aveva scoperto Mr.Sakurambo era letteralmente andato
in bestia. Ammazzo' con le sue mani uno dei suoi scagnozzi, solo per
scaricare la tensione, gettando poi il corpo a terra come se fosse uno
straccio senza valore. Non gliene fregava niente dei soldi, come dei
quadri e del resto. Quello che voleva era la sua Cozza. E sarebbe stato
disposto a fare qualsiasi cosa per rintracciarla. Ma bisognava usare una
qual certa cautela. Era gia' mal visto dalla locale polizia, che era ben
informata dei suoi traffici ma che per il momento non poteva provare nulla.
Aspettavano semplicemente un suo errore per schiaffarlo in galera. Allora
aveva assunto un investigatore e sfiga volle che Garet Jax fosse l'unico
che esercitasse questo mestiere sull'isola. Ora, dopo due anni di
ricerche, non era saltato fuori ancora nulla. Praticamente Mr.Sakurambo
aveva mantenuto Jax per tutto questo tempo. Era ora di dare una svolta
alla situazione.... "Sara' meglio per lui che si faccia sentire" penso'
l'uomo, pregustando forse la punizione da infliggere al ritardatario.
Il sole era in fase calante. Al tramonto saranno mancate si o no un paio
d'ore. Garet Jax era a bordo della sua Duna e ricapitolava mentalmente una
lista di nights da visitare. Se voleva trovare quel cane di Haplo il
sistema piu' logico era di chiedere informazioni nei luoghi da lui
frequentati professionalmente. Del Rody probabilmente si era gia' occupato
quel bastardo di Sparrow. Ora lui doveva bruciare sul tempo la polizia per
avere informazioni 'vergini'. Rimanevano il Pretty Place, il Kent's
Hideout, il Gifman Paradise, il Gandalf & Radagast, il Chez Mignot e
probabilmente anche il SadoMasoPissing Empire. Brutti postacci, non c'e'
che dire, soprattutto l'ultimo. Diresse l'auto verso il Pretty Place.
Jin Haplo decise di tenere gli occhi aperti questa volta. E quando la
finestrella si apri' per introdurre le vivande nella cella riusci' a vedere
una parete verdina oltre la mano che accompagnava il vassoio. La luce
proveniente dall'interno taglio' una fetta di oscurita' nello stanzino e si
staglio' per qualche secondo sul suo corpo. Quello che Haplo vide non gli
piacque per nulla. Per dirla tutta, lo terrorizzo'. Quello che vedeva
andava ben oltre cio' che gia aveva scoperto grazie alle proprie
esplorazioni tattili. Era ricoperto di una folta e resistente peluria
rossiccia. Pazzesco. Lui era bruno. Eppure.... Quando la finestrella si
chiuse rimase in silenzio per qualche minuto, poi comincio' a singhiozzare
di paura.
Il proprietario del Pretty Place era una vecchia conoscenza di Garet. Era
infatti un vecchio riciclato di origine italiana, bolognese per la
precisione, che aveva un'insana passione per il travestitismo ed il
mascheramento ad ogni costo. Seduto di fronte a lui, nel suo studio, Jax
osservava quell'odiosa faccia da mortadella, quegli occhiali alla moda a
velare degli occhi arrossati da killer. Una pettinatura a spazzola
incideva dei capelli oramai ingrigiti, le guance cadenti da cane bastonato
incorniciavano delle labbra pendenti che sicuramente avevano piu' volte
praticato la piu' famosa delle 'arti' bolognesi. Era stato un uomo potente
un tempo. Anche ora lo era, a modo suo. Gli affari gli andavano
sicuramente bene ed aveva acquisito una certa influenza nelle decisioni del
piccolo governo dell'isola. Mr.Proud sembrava infastidito dalla presenza
di Garet nel suo studio. "Cosa vuole, Sig. Jax?". Garet gli chiese
allora informazioni sul ballerino gay Jin Haplo. "Mah.." bonfo' Mr.Proud,
"e' un bel po di tempo che non si vede da queste parti..." disse,
sospirando dispiaciuto. "Era un bravo professionista, sia sul palco che
.... altrove". Jax non si lascio' sfuggire la squallida allusione.
"Credo si sia trasferito. Sull'isola non c'e' di sicuro." concluse
Mr.Proud. Jax ringrazio' e lascio' il proprio biglietto da visita in caso
di novita'. Usci' dallo studio e poi dal locale, piuttosto sconsolato per
non aver scoperto niente di nuovo. Sali' in macchina e si avvio' verso il
Kent's Hideout.
Mr.Proud osservo' dalla finestra l'investigatore che se ne andava, poi si
risedette comodamente sulla sua poltrona. Si accese un sigaro, aspiro' una
profonda boccata e sembro' molto soddisfatto dell'effetto del fumo nei suoi
polmoni. Si tolse gli occhiali e li poso' sulla scrivania. Alzo' il
ricevitore e compose il numero 64738. Dopo qualche secondo rispose
qualcuno. Un ghigno increspo' la bocca dell'emigrato bolognese. "Mi e'
appena venuto a trovare Garet Jax..." disse.
Il Kent's Hideout si presentava come un tetro locale piratesco, derivato da
un vecchio galeone in legno. Garet entro' con la mente in subbuglio, la
frase scritta sulla sabbia continuava a tormentarlo: "Garet Jax,
perdona..". Mio dio, cosa le avevano fatto? Entro' nel locale
attraversando una larga passerella di legno e si ritrovo' in un ambiente
molto simile al bar di Monkey Island (Tm). Tanto per rimanere in tema
ando' al bancone ed ordino' un Grog. La clientela, al contrario di cio'
che accadeva nella avventura della Lucas, era composta e tranquilla e
perlopiu' si faceva i fatti propri. Il grog gli venne servito nel rituale
bicchiere di peltro e gli venne raccomandato di consumarlo prima che il
materiale si consumasse. "Simpaticoni..." penso' ironicamente Garet.
Chiese all'inserviente di parlare al gestore. Questo assenti' e scomparve
dietro una pesante tenda rossa alle sue spalle. Dopo un minuto ricomparve,
seguito da una donna. "Buongiorno signor...." esordi' la tipa. "Jax,
Garet Jax, piacere" e cosi' dicendo in nostro le tese la mano. Lei la
strinse e con due occhi diffidenti gli disse "Il mio nome e' Eva.
Desidera?". "Sto cercando di reperire un noto ballerino, sicuramente avra'
sentito parlare di lui. Il suo nome e' Jin Haplo. Ha qualche informazione
da darmi a proposito?". "Haplo?" chiese lei, ".. Ho capito, mr.Jax...
No, noi non teniamo spettacoli di quel genere... la nostra clientela e'
molto selezionata." e cosi' dicendo ando' spiegando la gestione del locale.
Garet osservava la donna mentre parlava e si senti' stranamente bene. Quel
posto gli piaceva. La donna pure. In fondo era sempre un vecchio porco.
Garet ringrazio' Eva, la quale con un sorriso si congedo'. Lui pago' il
suo grog e si diresse verso l'uscita. Aveva tempo si e no per visitare
un'altro locale prima di fermarsi per la cena.
Mr. Sakurambo ne aveva abbastanza di aspettare. Premette un pulsante
sulla sua scrivania e nel giro di quindici secondi la porta del suo studio
si apri'. Il nuovo venuto era alto, magro, vestito in maniera impeccabile,
con capelli impomatati pettinati all'indietro. Il suo volto aquilino era
affilato come un rasoio. Chiuse la porta alle sue spalle, quindi rimase in
silenzio. Mr.Sakurambo osservo' Mr.Lama. Il suo killer migliore nonche'
ex-programmatore di punta della Microsoft. Un'ottimo investimento di
questi tempi. Dopo qualche secondo ruppe il silenzio, istruendo Mr.Lama
sul da farsi.
Il procuratore Sparrow aveva davanti a se una serie di rapporti, i rilievi
della scientifica, il resoconto del coroner. Apri' uno schedario alle sue
spalle e tiro' fuori una cartella dalla lettera J. Un sorrisino comparve
sul suo volto.
Haplo ne aveva abbastanza. Era impaurito, disperato, sporco ed affamato.
Decise che era ora di tentare qualcosa. Si avvicino' alla porta e si mise
ad aspettare.
Garet guardo' fuori dalla finestra e noto' che il tempo stava cambiando.
Dense nuvole nere si stavano avvicinando da ovest. Presto ci sarebbe stato
un temporale. Peccato di non poterselo godere a letto sotto le coperte.
Quella sera doveva finire il giro dei nights. Taqlio' una fetta di carne e
se la mise in bocca. Masticava meditabondo, cercando di mettere in logica
connessione tutti gli elementi che aveva raccolto fino ad allora. Tutto
sommato non ci capiva una mazza. Fini' la carne, prese il piatto e lo mise
su di una pila gia' alta accanto al lavabo. Trillo' il telefono. Garet
trasali' e si dirise verso l'apparecchio. "Pronto?". "Ciao Garet..".
"Oh! Buongi, b-b-buonasera Mr.Sakurambo! Oh, mi scu.." "Buono li, Garet.
Oggi avevamo un appuntamento importante. Non mi interessano le tue
motivazioni. Hai chiuso." e cosi' dicendo appese il telefono. Un dito
gelato fece un passaggio lungo la colonna vertebrale di Garet.
Mr.Sakurambo gli aveva detto che aveva chiuso. Conosceva il soggetto.
Questo poteva solo significare che se non era molto veloce allora era
fottuto, un uomo morto. Corse in camera da letto ed apri' il cassetto dove
teneva la sua fida Minetti Special (Tm), verifico' il caricatore e mise un
colpo in canna. Appena in tempo. Un boato improvviso gli indico' che la
porta di casa era appena stata sfondata. Con una capriola Garet si tuffo'
sotto al letto, battendo la schiena e facendo un rumore infernale. "Porc"
esclamo' Garet. Dopo due o tre secondi la porta della camera da letto
venne spalancata con un calcio. Dalla sua postazione Garet poteva vedere
un paio di gambe coperte da un elegante pantalone nero. Capi' all'istante
che doveva fare qualcosa o sarebbe stato fottuto sul serio. Ora, la
Minetti Special (Tm) e' un'arma molto particolare. Non e' una
convenzionale arma da fuoco ma una silenziosissima pistola ad aria
compressa che spara aghi. Gli aghi, una volta entrati nel bersaglio, si
aprono come piccoli ombrelli, causando danni molto seri, soprattutto
considerando la capacita' di penetrazione di questi proiettili all'interno
di un corpo umano. La sua l'aveva presa quando qualche anno prima aveva
tagliato la gola ad un killer mandato a fargli la festa. Garet non perse
tempo a prendere la mira e prese a sparare come un matto contro quelle
gambe. Il malcapitato bersaglio probabilmente penso' in un primo tempo di
essere stato morso da qualche animale. Sobbalzo' e comincio' a cadere in
terra, non piu' sorretto da due polpacci che oramai erano distrutti.
Durante la parabola di discesa ebbe pero' modo di capire da dove erano
arrivati i colpi e scarico' quindi il caricatore contro il letto. Garet
venne colpito di striscio ad una coscia e un proiettile ebbe pure l'ottima
idea di perforargli la pelle tesa sul tallone tra il tendine e l'osso. Un
urlo di sorpresa gli sfuggi' tra i denti. Vide comparire il killer oramai
anche lui sul pavimento e gli sparo' una decina di colpi veloci dritti in
faccia. La testa del poveretto esplose letteralmente. Garet si diede una
spinta e rotolo' fuori da sotto il letto. C'era sangue dappertutto. Per
cio' che riguardava la sua ferita era stato molto fortunato. Gli usciva
poco sangue e riusciva a stare in piedi. Si avvicino' alla porta della
stanza e si mise ad ascoltare. Nessun rumore proveniva dall'altra stanza.
Ando' in soggiorno e vide la porta di casa in terra. Dagli altri
appartamenti la gente stava guardando fuori, incuriosita dagli spari del
killer. Garet disse alla sua vicina di chiamare la polizia, chiedere del
procuratore e di dirgli di venire subito con un'ambulanza. Garet torno'
nella camera da letto ed osservo' la sua vittima: era alto, magro, con
capelli mossi e biondi. Il volto era oramai irriconoscibile. L'arma che
aveva usato era una Beretta 92F 9mm. Estrasse il portafogli dalla giacca
dell'uomo. Non conteneva assolutamente nulla.
Mezz'ora piu' tardi la polizia stava prendendo i suoi rilevamenti, un
medico rattoppava Jax e Sparrow girava nell'appartamento nervoso come se
avesse una scopa infilata nel sedere. Ando' da Garet e lo squadro'.
"Ripetimi tutto da capo". Garet ripete' gli avvenimenti per la quinta
volta, evitando di parlare della telefonata di Mr.Sakurambo. "Cazzo!"
esclamo' Sparrow quando l'investigatore ebbe finito. "Cristo Garet, da
come l'hai conciato non riusciremo mai a capire chi cazzo e'! Ha pure i
polpastrelli delle dita bruciati con l'acido! Un professionista, questo e'
sicuro...". Sparrow estrasse una Blue Carribean dal pacchetto, se la mise
nervosamente in bocca e l'accese con un fiammifero. Quindi sbuffo' fuori
il fumo, spense il fiammifero e lo getto' in terra. Guardo' di nuovo
Garet. "Diavolo, Garet!" disse, "non vorrei trovarmi di certo al tuo posto
ora...". Prese una boccata di fumo. "No, no. Non lo vorrei proprio. Qui
c'e' qualcuno che e' veramente incazzato con te. Sappi comunque che ora mi
sei un po' meno antipatico.". Un sorriso disgustato fece capolino sul
volto di Garet.
Cinque minuti piu' tardi una barella portava fuori il cadavere
dall'appartamento. Garet Jax era invece accompagnato da un infermiere fino
all'ambulanza che lo avrebbe portato all'ospedale. Una calca di
poliziotti, giornalisti e curiosi circondava la casa. Garet si fece strada
in mezzo ad essi faticosamente. Una giornalista gli mise di fronte un
microfono. Lui glielo strappo' e lo getto' a terra.
In mezzo ai curiosi, un uomo alto, molto elegante e dal profilo affilato
osservava la scena.
"E' chi cazzo era quello???" sbraito' furiosamente Mr.Sakurambo. Mr.Lama
mantenne la sua espressione impassibile, e rispose con un tono basso ed
elegante. "Non ne ho idea, mister. So solo che e' arrivato prima di me.".
Mr.Sakurambo, che stava passeggiando irosamente per il suo studio, si
fermo' di fronte alla propria scrivania in mogano. Con uno scatto di
nervosismo ne afferro' un angolo, e con la forza della sola mano lo
strappo' via come se fosse un pezzo di pane. "Non mi piace questa storia!
Sono io quello che decide chi vive e chi muore su quest'isola! VOGLIO
SAPERE CHI ERA e da chi e' stato MANDATO!!". Mr.Lama si ritenne congedato,
si volto' ed usci' con passo felpato dalla stanza.
Jin Haplo stava attendendo. Aspettava che nuovamente la finestrella della
sua cella si aprisse. Solo che questa volta si era appostato proprio
dietro la porta. Improvvisamente dei passi provenienti dal corridoio lo
avvertirono dell'imminente arrivo del suo carceriere.... Il cuore di Jin
pulsava come una vaporiera, tanto che il poveretto temeva che si potesse
udire dall'altra parte.... Le scariche di adrenalina gli tendevano i
muscoli come cavi d'acciaio. D'Improvviso la finestrella si apri'. La
luce proveniente dall'esterno come al solito provoco' un attimo di
disorientamento in Haplo. Un braccio con in mano un vassoio si introdusse
attraverso il pertugio. La mano di Haplo scatto' come una trappola mortale
verso quel braccio, immobilizzandolo. La persona dall'altra parte cerco'
d'impulso di ritirarsi ma era troppo tardi. Per dissuaderlo, Haplo strinse
la presa.... e grano' gli occhi quando si rese conto che la sua stretta
aveva trapassato la pelle e la carne dell'altro senza alcuna fatica. Un
cerchio' di sangue esplose dal braccio, come la corona di schizzi di
un'impianto d'irrigazione. Un urlo lacerante venne dall'altro lato della
porta. Haplo ruggi' di rimando: "Chiudi la bocca e apri la porta,
bastardo!". Ma era inutile. La sorpresa, il dolore e la paura avevano
bloccato temporaneamente i centri cognitivi del guardiano. Haplo si alzo'
in piedi, e, facendo leva con le gambe, tiro' con quanta forza aveva. Un
botto contro la porta fu' il risultato del resto del corpo dell'uomo
sospinto suo malgrado contro la porta. Ma le urla non cessavano. Allora
Haplo' punto' i piedi e tiro'... apparentemente senza sforzo. Uno
schiocco raccapricciante ruppe la tensione. Haplo si ritrovo' catapultato
all'indietro. Le urla lentamente cessarono. Jin aveva in mano il braccio
del poveretto, con all'estremita' ancora attaccato e pulsante parte del
deltoide destro dell'uomo. Haplo getto' il tutto a terra, spaventato ed
inorridito e si diresse nuovamente alla porta. All'esterno poteva vedere
finalmente il suo carceriere. Era a terra, senza un braccio, in un lago di
sangue. Altro fluido continuava ad essere pompato fuori dal moncherino,
segno che il cuore non si era ancora fermato. Era questione di qualche
secondo oramai. Haplo si era fottuto la possibilita' di fuga... era
infatti impossibile per lui raggiungere l'anello con le chiavi attaccato
alla cintura dell'uomo. Penso' anche di usare il braccio come prolunga,
poi accantono' l'idea. Colto dal nervosismo sferro' un pugno contro la
porta... che esplose verso l'esterno. Haplo venne investito da un fascio
di luce potente. Jin si protesse d'istinto gli occhi con la mano. Guardo'
fuori. Usci'. Si trovava in un lungo corridoio illuminato da tubi al
neon. Le pareti verdine gli ricordavano l'ospedale dove in gioventu' era
stato operato di tonsille. "Dove vado?", si domando'... Prese alla sua
sinistra e comincio' a camminare in modo circospetto. Altre celle si
snodavano in quel corridoio. Celle probabilmente occupate da prigionieri
come lui. Le ignoro' e si diresse verso una porta aperta. Guardo' dentro.
Probabilmente si trattava del bagno delle guardie. Entro' e si guardo'
allo specchio. Un urlo potente eruppe dalla sua gola. COSA diavolo era
diventato???
Garet Jax era appena stato dimesso dall'ospedale. Quella sera il suo giro
di locali sarebbe saltato. Sali' su un taxi, istrui' il conducente sulla
destinazione, e si appisolo'.
"Marca, che fantastica femmina era. Con quel suo vestitino leggero,
correva leggiadra su di un campo fiorito. La brezza le sfiorava i capelli
e a volte le sollevava le vesti quanto bastava per poter apprezzare le
lunghe gambe dalla pelle serica. Il sole splendeva, irradiando un
piacevole tepore ed illuminando il viso felice della donna, e lo strano,
orribile naso, messole li dal Signore per esaltare il resto della
composizione. Garet correva verso di lei, con il sorriso sul volto, felice
di poter abbracciare ancora una volta il suo amore. Correva, correva, ma
si rese conto che in realta' non avanzava di un centimetro..
Improvvisamente il cielo divenne nero, l'aria fredda. Imponenti nuvole
grige si approssimarono dall'orizzonte. I fiori si trasformarono in
sterpaglia, le piante in rovi spinosi. Garet si fermo' raggelato.
Osservo' una strana creatura pelosa avvicinarsi alle spalle di Marca. I
suoi occhi satanici erano iniettati di sangue. Lei non l'aveva vista.
Doveva salvarla. Ma non poteva piu' muoversi, le sue gambe parevano
bloccate. "Urla!" penso'. Apri' la bocca, ma non un suono scaturi' dalla
sua gola. La Creatura circondo' improvvisamente la vita di Marca con il
braccio sinistro, e, con un sol colpo di quello destro, le rovescio' la
testa all'indietro, staccandogliela di netto. Un fiotto si sangue esplose
verso l'alto, come un'eruzione vulcanica..."
Garet si sveglio' di soprassalto urlando. Il suo corpo era bagnato
fradicio di sudore e stava tremando vistosamente. Guardo' fuori dall'auto.
Era a casa. Pago' il taxista, scese e si avvio' verso l'entrata.
La vecchia Sho-Tsu esamino' con attenzioni le proprie mani. Erano vecchie
e rugose, ma ancora forti ed agili. Le macchie marroni della vecchiaia
erano disseminate qua e la'. "La pelle del leopardo", come la chiamava la
tribu'... Segno di anzianita' e saggezza. Quante cose avevano fatto
quelle mani. Quanti lavori avevano compiuto! Quanti amanti avevano
accarezzato, quanti bambini avevano curato. Ora, la vecchia le osservava
con un misto di paura e di sofferenza. Quelle mani. Cosa avrebbero dovuto
fare le sue mani. Non poteva pensaci, non voleva pensarci. Eppure era
compito suo. Lei era l'ultima rimasta della sua casta. Toccava a lei.
Eppure esitava. Sapeva che sarebbe arrivata ad odiarsi.
Garet si risveglio' a tardo pomeriggio del giorno seguente. Aveva dormito
quasi diciassette ore, e si sentiva ancora stanco e provato. Durante la
sua assenza l'impresa di pulizia aveva fatto un buon lavoro: insieme al
sangue aveva pulito il resto dell'appartamento, portando un po' d'ordine e
luce dopo tanto tempo di sporcizia e confusione. Le ferite gli dolevano
ancora, ma non era niente di grave. Si alzo' e si diresse al bagno, per
effettuare il cambio di bende. Mentre effettuava maldestramente
l'operazione Garet si soffermo' a riflettere sugli strani sogni che aveva
fatto prima in taxi e poi a casa. Erano sicuramente dovuti alla stanchezza
e allo stress al quale era stato sottoposto. Del resto, era gia' un po di
tempo che non pensava piu' a Marca in quel modo. Si vesti' velocemente,
usci' dall'appartamento e monto' sulla sua Duna, diretto verso il Gifman
Paradise.
Jin Haplo si scosse e cerco' di razionalizzare la propria immagine
riflessa. Si tocco' il viso, tiro', compresse.... niente. Non erano
mascheramenti, era proprio lui. Quello che vedeva gli ricordava vagamente
un film che aveva visto una quindicina d'anni prima, 'Yeti', o qualcosa del
genere. Una folta capigliatura rossa gli cresceva dove tempo addietro
regnavano normali capelli bruni. Peli sulla faccia, tutta la faccia. I
canini e gli incisivi si erano estremamente sviluppati. Le orecchie si
erano appuntite come quelle del Sig.Spock, ed era addirittura in grado di
dirigerle verso le fonti sonore. Cristo, gli veniva istintivo! Il resto
del corpo era ricoperto da una eguale pelliccia che pero' a stento riusciva
a celare una possente muscolatura che Haplo non aveva mai posseduto. Le
mani erano ricoperte da una pelle dura come cuoio, le unghie erano dure e
affilate. Anche il pene gli era cresciuto a dismisura, come i testicoli
che gli facevano da bilanciere. E lui non era mai stato molto dotato in
quel senso. Si giro' di spalle e volto' la testa. Vide una schiena
erculea, Swarznegger in confronto era una pippa. Il sedere ben formato
nascondeva, come non aveva mai fatto prima, l'anal peloso. Cosa diavolo
gli avevano fatto? Usci' dal bagno, senza prestare particolare cautela.
Si diresse verso un'altro corridoio e lo segui' fino in fondo. Una scala
lo porto' a un nuovo livello. Si ritrovava a livello del mare. Quindi era
stato chiuso in un sotterraneo. Vide un carrello come quelli delle vivande
da ospedale e ne esamino' il contenuto. Delle bottiglie erano piene di uno
strano liquido giallo-verdino attirarono la sua attenzione. Lo assaggio' e
lo riconobbe. Lo aveva bevuto praticamente tutti i giorni. L'etichetta
diceva che era un integratore salino-proteico. Lancio' la bottiglia contro
il muro, ove esplose lasciando una vasta macchia. Nessuno arrivo'. Si
mosse dirigendosi verso un'ampia stanza con una grande porta. Aperta
questa si ritrovo' di nuovo libero.
Il procuratore Sparrow era seduto alla sua scrivania e sfogliava un vecchio
numero di Penthouse con Bitcha Lords in copertina. Sorrise ripensando a
quando l'aveva potuta vedere dal vivo al Chez Mignot. Il telefono
squillo'. Era la telefonata che aspettava. Mise da parte il giornalaccio
e riprese in mano la cartellina contraddistinta dalla lettera J. Rispose
al telefono. "Ci dobbiamo vedere" disse la voce. "D'accordo Mr.Proud, mi
dica quando." rispose Sparrow.
Il Gifman Paradise era una merdaccia di locale ed il suo proprietario era
talmente stupido che non era in grado di fornire un'informazione anche se
avesse voluto. Il Gandalf & Radagast era invece un posto che gli piaceva
di piu'. Era arredato in maniera medioevale-europea, cosa che non aveva
molto senso nelle Filippine, comunque Garet aveva apprezzato i molti
riferimenti colti a situazioni fantasy che a lui erano ben care, essendo
stato appunto un appassionato di giochi di ruolo. I due proprietari
andavano in giro con delle logore tuniche, capelli e barba lunghissime,
sandali di legno. Radagast doveva essere un po tocco, in quanto sosteneva
di poter parlare con gli animali. "Parla un po con le scimmie che
annualmente ci cacano in testa..." penso' ironicamente Garet Jax. Gandalf
era una persona con una forte presenza fisica ed un carisma quasi
palpabile. Quando entro' nell'ufficio privato di costui, Garet ammiro'
l'ambiente, fatto come una grotta. Si sedette di fronte ad una scrivania
ricavata dal tronco di un albero secolare. Gandalf lo osservo' da sotto le
sopracciglia cespugliose e si accese la pipa. Quando mezz'ora piu' tardi
Garet usci' aveva gia' diminuito la propria considerazione per i giochi di
ruolo e la fantasy in generis. Il vecchio gli aveva riempito la testa di
stronzate misticheggianti e nel contempo aveva abilmente evitato di
rispondere alle domande che gli venivano poste. La testa del povero
investigatore rimbombava di termini come 'silmarilli', 'mordor', 'feanor',
'erbapipa', 'trombatorrione' ("e chi mai si prenderebbe briga di trombare
un torrione?" si domando'), Barad-Dur, Rohirrim e cosi'via. Scappo' fuori
e decise di prendersi una pausa andando a papparsi un hamburger da McAnal.
Raggiunto McAnal Garet si sedette ed ordino' un VibroBurger, un ADFish con
patatine ed un capiente bicchierone di Cancer-Cola. Arrivata l'ordinazione
comincio' a mangiare con far pensieroso. Ora gli toccava andare al
Chez-Mignot, un localaccio che pero' poteva apprezzare; ogni sera vi si
esibivano gnoccazze micidiali, e a certe cose lui era ancora sensibile.
La Vecchia Sho-Tsu afferro' il tagliere di legno, gia segnato da
innumerevoli incisioni, e vi poso' delicatamente sopra un pupazzo di
stoffa. Era fatto come se fosse un bambino ingrandito, vestito con una
ridicola camicia hawaiana e dei pantaloncini tipo bermuda. Le sue mani
afferrarono la mezzaluna. Avvicino' la lama al pupazzo. Lacrime amare
presero a scenderle dagli occhi, ma la sua volonta' era salda. Trasse un
profondo respiro e, di scatto, abbasso' la lama sul pupazzo. Poi, prese ad
agitarla come per ridurre in poltiglia uno zucchino.
Improvvisamente un getto di cola venne spruzzato fuori dalla bocca di
Garet. Un urlo strozzato crebbe in lui e le sue mani scattarono ad
afferrarsi la gola. Una profonda ferita da taglio si fece strada nel suo
collo. Un'altra comparve sul suo petto. L'urlo finalmente esplose e tutti
i clienti di McAnal si girarono a guardare. La scena era raccapricciante.
Pezzi di Garet si staccavano dal corpo e cadevano per terra, emettendo un
debole "plof", e anche qualche ributtante "sciaff". Una gamba gli si
stacco' di netto. La cassa toracica gli si apri', rovesciando a terra
organi e budella. Il sangue era dappertutto. I clienti di McAnal per la
maggiorparte fuggirono al di fuori del locale terrorizzati, ma alcuni si
fermarono a guardare inebetiti la scena e altri rigettarono il pasto. Piu'
passavano i secondi, piu' il corpo di Garet veniva ridotto in poltiglia
rossa. Il rumore delle sue ossa che si spezzavano e venivano sminuzzate
dalla forza invisibile era quanto di piu' raccapricciante i testimoni
dell'evento avessero mai sentito. Il cervello colava fuori dal cranio
oramai semidistrutto, scivolando come una saponetta bavosa sul pavimento
del locale. Fatti pochi centimetri, anche questo venne ridotto in
pezzettini dalla forza misteriosa. I liquidi interni del poveretto erano
oramai rovesciati in terra ed emettevano un odore pestilenziale. Oramai
tutti quelli che erano rimasti all'interno del locale vomitavano come
gatti. Del povero Garet Jax non rimaneva altro che una poltiglia carnosa
buona forse per farci qualche hamburger di McAnal.
Mr.Lama ando' a rapporto da Mr.Sakurambo. "Ci sono novita', capo." disse.
Mr.Sakurambo era sdraiato a pancia in giu e due stupende ragazze gli
stavano massaggiando la schiena con dei balsami profumati. "Dimmi.",
bonfo' semplicemente. Mr.Lama gli spiego' che aveva ricevuto informazioni
su Jin Haplo. Era stato visto per l'ultima volta sull'isola di MiSo Doze.
Era li per esibirsi nella discoteca Figuz. Poi era scomparso.
Mr.Sakurambo' penso' giusto tre secondi, poi ordino' a Mr.Lama di mandare
qualche ragazzo sull'isola di MiSo Doze ad indagare. Mr.Lama riferi' anche
di alcune voci che aveva udito. Sembrava che una misteriosa organizzazione
si aggirasse da un po di tempo tra le isole, e che ne avesse addirittura
acquistata una delle piu' piccole dal Governo filippino. Non ne sapeva
molto di piu', per il momento. Mr.Sakurambo scatto' in piedi e scaccio' in
malo modo le due puttane. "Cosa?" sbraito'. "Voglio saperne di piu',
SUBITO!". Mr.Lama usci' con la solita placidita' dalla stanza.
Jin Haplo si ritrovo' accecato dalla luce del sole. La porta conduceva
infatti all'aria aperta. Una rigogliosa vegetazione circondava la zona.
Solo una strada di terra battuta si snodava all'interno della foresta.
Haplo' si incammino' e ben presto arrivo' su di una spiaggia dalla sabbia
bianca e lucente. Poteva vedere un porticciuolo vuoto. Si rese conto che
probabilmente si trovava su di una piccola isola privata. Guardo' a terra
e vide un pezzo di carta bianca spuntare tra i granelli di sabbia. Si
chino' e lo prese. Esaminandolo si rese conto che era un testamento. Lo
impugno'. Si diresse quindi verso il mare e si lancio' tra le onde.
Sparrow non poteva credere ai propri occhi: lo spettacolo che si ritrovava
davanti supervava di molto il confine del disgusto. Tutto quello che
rientrava nel locale di McAnal era rosso. Sedie, tavoli, panche, la cassa,
il pavimento, le pareti, il soffitto, gli hamburger... tutto. Attento a
non scivolare sulla poltiglia, si fece strada all'interno del locale, tra
ufficiali che prendevano sbigottiti i rilevamenti. Raggiunse il coroner,
che era piegato su di un vaso a vomitare. Attese che avesse finito e gli
porse un fazzoletto. Questi lo prese e lo utilizzo' per pulirsi gli angoli
della bocca. Quando ebbe finito fece per dire qualcosa, ma un potente
conato lo colse e riprese a rigettare. Sparrow si allontano' e si diresse
verso un tavolo alla sua destra. Passo' un dito sul ripiano, poi piego' la
mano ed osservo' attentamente: Sangue e frammenti di tessuto. La vecchia
Sho-Tsu era morta alla fine della potente maledizione. Mr. Proud era
contento cosi', non avrebbe piu' dovuto mantenere la sua parola con la
vecchia sacerdotessa. Un nemico era eliminato. Pero' Sparrow da parte sua
non era tranquillo. Diamine, Garet era un figlio di puttana e rischiava di
intralciare i piani della Cerchia, lo aveva sorpreso il fatto che si fosse
sbaragliato cosi' facilmente del killer che gli aveva mandato.... ma farlo
morire in questo modo non era degno. Degno di esseri umani. Mr.Lama
osservava con occhi freddi ed indagatori i poliziotti che si affannavano
dentro e fuori dal locale. Un Pick-Up carico di giovani passo' per la
strada, con la sua musicaccia ad altissimo volume. Conosceva quel brano.
Erano i No-Carrier, un gruppo rock che ottenne un buon successo prima di
perire tragicamente tra le fiamme. Sembra che il bassista si stesse
fumando un cilotto, una brace cadde sulla moquette... ed il resto e'
leggenda. Dopo la scomparsa del complesso si vendettero nel mondo qualcosa
come 150 milioni di copie del loro ultimo LP intitolato Mens Sana in Culo
Anal. "Vita puttana", penso' Lama. Osservo' la polizia che trasportava
fuori dei contenitori di plastica colmi di un liquido denso e scuro.
Quello che erano riusciti a raccattare di Garet Jax. Mr.Sakurambo non
sarebbe stato felice di apprendere della dipartita di Jax. E, meno ancora,
di sapere della potenza dell'organizzazione segreta che cominciava a
manifestarsi preoccuopantemente tra le isole. Perche', questo era
sicuramente lavoro loro. Squillo' il cellulare. Mr.Lama attivo' il
vivavoce. "Siamo Hilo e Manara". I due che aveva inviato sull'isola di
MiSo Doze.... Bene... Le notizie che gli riferirono non lo sorpresero
piu' di tanto. Avvio' la sua Mercedes e si dirise verso la tenuta del suo
capo. Era ora di fare rapporto.
Il cadavere della vecchia venne ritrovato solo all'alba del giorno dopo:
era sdraiato a terra nella capanna, il tagliere e la mezzaluna ancora sul
tavolo. Del pupazzo non era rimasta traccia. Dopo una breve autopsia
venne decretata la morte per arresto cardiaco. Le autorita' locali
pagarono un degno funerale per la Sho-Tsu, ultima esponente di un'antica
casta sacerdotale dell'isola. Poche persone parteciparono al rito,
perlopiu' anziani appartenenti alle antiche tribu'.
Mr.Lama espose i nuovi fatti a Mr.Sakurambo. Non aveva appreso della morte
di Garet al solito modo. Era rimasto zitto, pensieroso. Il suo sguardo
era perso nel nulla. Mr.Lama osservava il suo datore di lavoro con la
solita tranquillita' apparente. In realta' era preoccupato: non aveva mai
visto il suo boss cosi' dopo una brutta notizia. I minuti passavano lenti,
e nessuna parola veniva pronunciata. Dopo una mezz'ora, Sakurambo si
rianimo' all'improvviso, e con tono discorsivo comincio' a ragionare a voce
alta. "Dunque... vediamo di capirci qualcosa. Jax e' stato fatto fuori,
molto probabilmente grazie alle pratiche esoteriche della vecchia Sho-Tsu.
Questa pero', che mi risulti, non aveva motivi di acredine verso il nostro
Garet. Ed inoltre, non era sicuramente una persona facilmente
controllabile, cosi' orgogliosa della sua arte e della sua posizione tra le
tribu'....". Sakurambo prese il suo pacchetto di Blue Carribean, estrasse
una ciccozza e se la mise tra le labbra. Prese poi un modellino di cannolo
dalla scrivania, premette da una parte ed una debole fiammella fendette
l'aria. Si accese la sigaretta, aspiro' e sbuffo' una fumosa folata. "E
da MiSo Doze ci fanno sapere che una non meglio identificata Circle
Corporation ha acquistato l'isola di Riisa sei mesi fa dal governo
filippino. Hilo e Manara indagano su questa presunta societa' e scoprono
che Pat Hyasutake, l'amministratore, risulta anche il maggior azionista,
nonche' presidente di un'altra dozzina tra societa' e corporazioni.
Senonche' il Hyasutake San e' una personalita' fittizzia. Non esiste
alcuna traccia di lui da nessuna parte. Non ha una carta d'identita'. Non
ha un passaporto. Non ha una residenza od una cittadinanza. Niente. La
Circle Corporation risulta essere una societa' di interscambio titoli,
nonche' maggior finanziatrice della BioHazard Intl, nota societa'
farmaceutica SudKoreana. E le tracce finiscono qui... ". Sakurambo
ossevo' la sua sigaretta. Era arrivato a meta'. La premette nel
portacenere, assicurandosi di averla spenta. Odiava quelli che lasciavano
braci accese nel portacenere. "Nel frattempo" bonfo' tra se e se, "Un
ballerino gay, collegato forse alla morte della ex moglie di Garet Jax,
sparisce senza lasciar traccia di se.". Si alzo' di colpo. Squadro'
Mr.Lama. "Raduna la squadra F.I.S.T.F. subito!" urlo'. Placidamente,
Mr.Lama usci' dall'ufficio. Sakurambo osservo' la porta chiudersi, poi si
sedette e pianifico' il da farsi.
Mr.Proud atterro' con il suo elicottero personale sulla ventosa isola di
Vulgus. L'ultimo acquisto della Cerchia. Proud sorrise tra se e se. Una
squadra di mercenari armati di tutto punto venne a scortarlo. Era
impaziente. La casa verso la quale si stavano dirigendo sembrava il
classico squat coloniale di cui le isole erano ricolme. Ma c'era molto di
piu'... Mr. Proud entro', osservo il tavolo e fece un cenno ad uno degli
uomini alla sua destra. Questo scatto' in avanti, sollevo' il tavolo ed
apri' una botola che si ritagliava nel pavimento in legno. Fuori da li, un
tuono rimbombo' pieno carico di rabbia. Una pioggia violenta comincio' a
sferzare l'abitazione. Proud non ci fece caso. Osservava la botola con
palese aspettativa. Si avvio' e comincio' a calarsi per la scalinata che
da qui si dipanava, preceduto e seguito dalle sue guardie. Dopo una decina
di metri lo spazio si allargava. I neon tremolanti illuminavano la roccia
scavata. Un rumore animalesco comincio' a sentirsi in sottofondo, ed
andava aumentando man mano che il gruppo procedeva. Sembravano grugniti e
rumore di masticazione. Un pesante tanfo comincio' ad insidiare l'olfatto
degli uomini, i quali pero' procedevano senza esitazioni. Le armi erano
cariche ed operative, gli sguardi spietati. Dopo qualche minuto giunsero
ad uno slargo e si fermarono. Le pareti ai lati erano simmetricamente
coperte di porte blindate, con una fessura ognuna. Davanti a se Mr.Proud
poteva vedere il Prof.Muffa, con il suo camice bianco. Lo osservava con i
suoi occhi folli. E sbavava. Mr. Proud li si avvicino' e gli tese la
mano. Il professore rispose, lasciando sulla mano del nostro una spessa
bava bianchiccia. Mr.Proud fece finta di niente. Del resto, il Professore
era pazzo da legare. Ma anche molto, come dire, "brillante" nelle sue
sperimentazioni. Proud si avvicino alla fessura di una delle porte
blindate, seguito da due dei suoi uomini. "Sono venuto ad osservare
l'andamento dei miei investimenti" disse. Il Professor Muffa esplose in
una selvaggia, scoordinata sghignazzata.
Jin Haplo era in acqua da oramai piu' di 48 ore. Ciononostante non si
sentiva affatto stanco, anzi. E questa non era l'unica cosa strana.
Procedeva nuotando ad una velocita' incredibile. I suoi muscoli d'acciao
invece di affaticarsi acquistavano nuovo vigore ad ogni bracciata. Aveva
attraversato una tempesta senza particolari problemi. Ad un certo punto
era stato avvicinato da un branco di squali. Questi si erano avvicinati,
ma, dopo un veloce controllo della preda si erano allontanati di gran
carriera. Jin era veramente stupefatto. Aveva anche notato di avere una
specie di membrana, che, posta tra le dita dei piedi, gli consentiva di
nuotare molto piu' agilmente. Oramai vedeva terra. Sembrava trattarsi
dell'isola di Heiachi....
Mr.Lama aveva acquisito oramai abbastanza informazioni. Hilo e Manara lo
avevano informato di un'altra recente acquisizione della Circle Corp,
l'isola di Vulgus. Ora era il momento di entrare in azione. Il suo capo,
Sakurambo, era smanioso di vederci chiaro ed aveva mobilitato il gruppo
F.I.S.T.F. per uno sbarco poco pacifico sull'isola di Riisa. Ora tutto
era pronto. Mr. Lama controllo' l'orologio, e si avvio' da solo per il
piccolo sentiero che portava al centro dell'isola di Riisa. Il sole
iilluminava la vegetazione, che proiettava inquietanti ombre sul terreno.
Per terra aveva notato quelle che prima del temporale dovevano essere orme,
ma che oramai erano solo piccole depressioni del terriccio e della sabbia.
Una ricognizione aerea aveva rivelato la presenza di un grosso edificio al
centro dell'isola, ed era proprio li che Mr.Lama si stava dirigendo.
Arrivo' in vista dell'immobile e si nascose in mezzo alla vegetazione per
osservare meglio. Sembrava che non vi fosse attivita'. La cosa puzzava.
Premette un tasto sull'orologio. La Squadra F.I.S.T.F. si mobilito'.
Con la meccanicita' di un riflesso, il Prof.Muffa si passo' la mano lurida
all'angolo della bocca, asportando cosi' una spessa bava giallognola.
Stava osservando i risultati degli ultimi test sul progetto Tyrant II.
Cristo, era l'apice della sua attivita', il punto focale nel quale si
concentravano i risultati di una vita di esperimenti. Era semplicemente
sublime.
Sparrow si trovava nel suo appartamente e, come si suol dire, ci stava
dando dentro. Era difatti arrivato alla tredicesima birra. Nonostante
tutto non si sentiva affatto ubriaco. Era troppo nervoso. In che cavolo
di affare si era andato a cacciare? Ok, tutto bene finche' si trattava di
prendere un paio di bustarelle per insabbiare qualche inchiesta o avviarne
alcune "particolari". Aveva anche ucciso su commissione. Ma questo....
No, questo non lo reggeva. Era troppo. Aveva sempre rispettato Garet e
vedere cio' che era rimasto di lui lo aveva profondamente traumatizzato.
Una sorte simile sarebbe potuta toccare a chiunque, in qualsiasi momento.
E, quando lui non fosse piu' tornato utile alla Cerchia? Si era forse
illuso che lo avrebbero lasciato in pace, con tutto quello che sapeva? Che
idiota! Apri' la quattordicesima lattina e la trangugio' di un fiato.
Rutto' in modo baritonale. La televisione stava trasmettendo su un canale
criptato un filmetto porno di bassa lega. Spense l'apparecchio e si getto'
sul letto. Dio.. quanti morti ancora? E quando sarebbe toccata a lui?
"Non ci si puo' piu' fidare di Sparrow." disse Proud. La Cerchia annui'
compatta. Una voce chiese "come ce ne occupiamo questa volta?". Proud
sorrise maliziosamente, come se provasse un piacere segreto. "Non c'e'
problema, i miei se ne stanno gia occupando.".
La squadra F.I.S.T.F. scatto' ed in meno di trenta secondi accerchio'
silenziosamente l'edificio. Il comandante della squadra, un rozzo
disegnatore di mappe, diede il via e le punte d'attacco si precipitarono
all'interno. Mr.Lama osservava come sempre meravigliato la professionalita'
di quella gente. Osservo' l'orologio e lascio' passare due minuti.
Dopodiche' sollevo' lo sguardo e vide puntualmente i mercenari fuoriscire
dalla villa. C'era qualcosa di strano. Il caposquadra gli fece cenno di
avvicinarsi. Mr.Lama esito', e, come leggendo nel suo pensiero, il capo gli
fece cenno che il posto era disabitato. Mr.Lama si alzo in modo felino e si
avvicino' all'entrata. Fu subito investito da un forte odore aspro, come di
urina. Guardo' nella hall e noto' dei carrelli di tipo ospedaliero. Il
locale era arredato sobriamente. Delle chiazze verdastre macchiavano una
delle pareti, come se vi fosse stata lanciata qualche strana sostanza. La
conferma arrivo quando Mr.Lama vide dei cocci di vetro alla base della
parete. C'erano due scale ai due vertici dell parete ovest: una portava
verso l'alto, l'altra verso il basso. Mr. Lama annuso' l'aria proveniente
da entrambe. Il capo gli disse che entrambe le strade erano state
ispezionate, e che sicuramente la piu' interessante era quella che portava
al basamento....
Haplo flette' i potenti muscoli e si isso' sullo scoglio. Era finamente
sulla terra ferma. Si avvio' verso la spiaggia, vuota a causa della tarda
ora (Jin presumeva fossero le 04 AM). Heiachi, l'isola di Heiachi! Era un
posto che conosceva molto bene. L'isola dove aveva conosciuto Marca e dove
si erano innamorati. E grazie a lei si era convertito all'eterosessualita'.
Marca.... Chissa' dov'era. Ma ora cosa poteva fare, ricoperto di peli
com'era? Certo! L'appartamento di Stan!!
Giggi 'er Caciottaro era uno che sapeva il fatto suo. Un killer figlio di
puttana come lui non l'aveva mai incontrato. Preciso, rapido, micidiale. Il
suo arrivo era avvertito troppo tardi dalla vittima grazie all'odore di
formaggio e di ascelle. Ma come si diceva, era gia troppo tardi. Giggi 'er
Caciottaro era un nome che faceva tremare i bassifondi malavitosi.
Utilizzava una tecnica particolare: si avvicinava di soppiatto alla sua
vittima, grazie alla sua innata abilita' e strangolava le sue vittime con
il cavo di un mouse microsoft compatibile. Da qualche mese lavorava per "La
Cerchia". Era cosi' che si facevano chiamare. A lui non gli importava molto
di sapere chi fossero. L'importante era che lo pagavano molto, ma molto
bene. Ora gli avevano passato un'altro bersaglio. Il capo della polizia
locale, il conosciutissimo Sparrow. Sapeva chi era. Sapeva che era un
figlio di cane. Ma non figlio di cane come lui, questo era sicuro. Giggi
entro' nell'ascensore che lo avrebbe portato al terzo piano, quello dove
viveva Sparrow. Premette il pulsante, poi porto' la mano in tasca e ne
estrasse un logitech nuovo di zecca. Ne saggio' la resistenza e proruppe in
uno sghignazzamento. L'odore all'interno dell'ascensore divenne quasi
insopportabile...
Mr.Lama era nei sotterranei della villa e si trovava davanti a piu' di un
enigma. Il tetro luogo assomigliava ad una corsia di ospedale male in
arnese, con un lungo corridoio sul quale si affacciavano le porte blindate
di varie celle. Quest'ultime erano colme di tracce umane o animali.
Sporche, piene di avanzi di cibo, escrementi, puzza di vomito. E catene.
Ogni stanza conteneva delle robuste catene fissate al muro, terminati con
degli anelli di acciaio, regolabili per piedi e gambe. Un'altra stanza
conteneva i resti di cio' che avrebbe potuto essere un laboratorio, unici
indizi una serie di cocci in terra di becker e contenitori per campioni.
Tutto dava l'idea che il luogo fosse stato sgomberato di recente e con
molta fretta. Mr. Lama si stava facendo una sua idea.
Giggi 'er Caciottaro applico' una massa gommosa al mouse logitech e lo
lancio' dietro al divano. Dopo qualche secondo, una piccola esplosione
trasformo' la periferica della Logitech in un grumo di plastica fusa, sulla
quale era oramai impossibile rilevare impronte. Il killer osservo'
soddisfatto il cadavere ai suoi piedi. Un profonda linea violacea solcava
il collo di Sparrow, segno indelebile dell'opera di Giggi 'er Caciottaro.
L'uomo alzo l'angolo della bocca in un ghigno di autocompiacimento. Si
diresse verso l'uscita e scomparve dall'appartamento.
Haplo entro' senza difficolta' nell'appartamento di Stan. Fece infatti per
bussare ma al primo contatto con la porta la abbatte'. Sempre piu' sorpreso
della forza che i suoi nuovi muscoli potevano sprigionare, Haplo entro'.
L'appartamento era vuoto, come si era aspettato. Stan, da quel lurido cane
che era, probabilmente si trovava impegnato in uno dei suoi leziosi viaggi
in Europa, intento nel procurarsi carne per soddisfare i suoi piaceri.
Ando' in bagno e trovo' subito quel che gli serviva. Una lozione
depilatrice permanente. Quel frocione di Stan non poteva sicuramente
esserne sprovvisto. Apri' l'acqua nella vasca e ci vuoto' il tutto il
contenuto del flacone a mo' di bagnoschiuma. Si mise una ridicola cuffietta
da bagno a pois in testa e si calo' nella vasca. Quando ne usci' un'ora
dopo, era quasi presentabile. Tutto il pelo rossastro che ricopriva quel
suo nuovo corpo potenziato ormai galleggiava pigramente nell'acqua. Si
guardo' allo specchio e amo' cio che vide. Un corpo possente, muscoli
guizzanti e duri dappertutto. Swarzenegger gli faceva una pippa. Il volto
sbarbato ricordava solo lontanamente quello che era stato. Era di molto
piu' fico del famoso modello Fabio e quella mezza sega di Raz Degan
scompariva letteralmente al suo confronto. Cio' che gli penzolava glabro
tra le gambe era un cannone ad onde moventi degno della corazzata Yamato.
Sorrise e rimase conquistato dal suo stesso fascino. Si sciaquo', indosso
un'accappatoio che gli stava addosso come un pigiamino Chiccho e si diresse
verso la stanza di Stan. Apri' l'armadio e trovo' gli abiti firmati del
proprietario. Naturalmente, nessuno di questi gli stava. Peccato, con
indosso un Armani sarebbe stato proprio uno schianto... Trovo' alla fine un
paio di pantaloncini elastici (tipo quelli indossati dalle giocatrici di
pallavolo) ed una T-Shirt abbastanza larga. Si diresse poi al quadro di
Flavian dietro il quale sapeva trovarsi la cassaforte. Sposto' l'opera e
con una presa scardino' il portello della stessa. Prelevo' i soldi che vi
trovo' piu' il Rolex Submariner. Era pronto per il suo ritorno alla
civilta'.
Mr.Lama riferi' a Sakurambo l'idea che si era fatto della situazione. La
Circle Corp probabilmente stava compiendo degli esperimenti su animali. A
quale scopo non era ben chiaro, probabilmente stavano testando qualche
fottuto virus figlio di puttana a scopi bellici. O magari, delle armi
chimiche. Evidentemente la Circle Corp aveva avuto sentore che i loro
esperimenti avevano attirato l'attenzione e avevano quindi provveduto a
trasferirsi in tutta fretta altrove. Ma le tracce erano evidenti. Mr.
Sakurambo rimase in silenzio a meditare mentre sorseggiava un caipirinha.
Le stelle. Impazzite schizzavano colorate di qua e di la, tracciando
elaborati disegni senza senso, emulando perfettamente un caleidoscopio
demente. Lacrime ricoprivano gli occhi cechi, un terribile dolore bruciante
gli invadeva la testa. Un basso pulsare ritmico gonfiava i timpani. I
minuti passavano e diventavano ore. Il dolore rimaneva costante. Perlomeno
le stelle cominciarono lentamente a scomparire, svelando alla vista le
familiari pareti dell'appartamento. Sparrow si alzo', ringraziando
l'incidente che una decina d'anni prima lo aveva costretto al trapianto di
una trachea d'acciaio.
I "resti" di Garet Jax erano stati tirati fuori dal congelatore della sala
autopsie del coroner. Era stato infatti deciso che venissero cremati e poi
messi un'urna al cimitero, a spese della comunita'. Ora si trovavano in una
cella asettica, dentro un barile sterilizzato. La stanza era buia e vuota.
Un rumore pero' muoveva l'aria. Un rumore un po schifoso, a dire il vero.
Un "blubbare", come di acqua in ebollizione. Ed i suoni provenivano proprio
dal bidone.
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