Le Avventure di Garet Jax

nella 3a Dimensione!

by Sakurambo

Prefazione di N-Joy

L' assetto letterario di cotesto periodo ora sottoposto alla nostra attenzione prefigura il riorientamento delle linee di tendenza in atto con criteri ovviamente non dirigistici, al di sopra di interessi e pressioni di parte recuperando, ovvero rivalutando in un' ottica preventiva e non piu' curativa l'appianamento di discrepanze e sincrasie esistenti precedentemente. L' utenza potenziale si caratterizza per il ribaltamento della logica scolasticheggiante preesistente, secondo un modulo di interdipendenza orizzontale con le dovute ed imprescindibili sottolineature (semprecche' non difetti l'ottica programmatoria) l'adozione di una metodologia differenziata con notevoli nervature al livello produttivo letterario. Cosi' il nuovo soggetto sociale persegue la verifica critica degli obiettivi letterari e la individuazione di fini qualificanti in una visione finalmente organica e ricondotta ad unita' fattualizzando e concretizzando, nel contesto di un sistema integrato, un a congrua flessibilita' delle strutture linguistiche. Effettivamente, dal punto di vista sociale, il nuovo metodo partecipativo con cui sono stati premiati gli anni di paziente costanza delle classi sociali medio-borghesi auspica ora un corretto rapporto fra struttura letteraria portante e sovrastrutture di diverso genere, senza pero' precostituzione delle risposte, attivando e nel contempo implementando a monte ed a valle della situazione contingente la demedicalizzazione del linguaggio poetico-narrativo. Il quadro normativo riconduce a sintesi la puntuale corrispondenza fra obiettivi e risorse seguendo il classico vettore di radicalizzazione trasversale che aveva caratterizzato il metodo didascalico-scolastico (ed una parte di quello piu' schiettamente teoretico-tomistico) sostanziando e vitalizzando in tempi brevi, anzi brevissimi l'annullamento di ogni ghettizzazione ed ogni presa di posizione precostituita. Dal momento che cotesto saggio non si propone di trattare argomenti non strettamente letterari trascureremo forse la congrua capitalizzazione delle idiosincrasie sociali e la non sanitarizzazione delle imposte e dei balzelli che nel periodo della nostra trattazione venivano gia' pleonasticamente presentate a scrittori e poeti dissuadendoli cosi' dall'arte dello scrivere e del poetare. E' necessario pero' sottolineare e rimarcare come il modello di sviluppo portasse avanti la riconversione ed articolazione periferica dei servizi seguendo un ordine non strettamente verticistico e non assumendo mai come implicito, nel rispetto delle norme letterarie ufficiose preesistenti, il coinvolgimento attivo e necessariamente produttivo di operatori ed utenti. L'analisi di cotesti grandi quadri della letteratura deve, puo' ed e'necessariamente anticrociana, dal momento che il dommatico e borioso filosofo ci ha disprezzato ed ha fatto lo stesso della nostra opera (cosi'come noi abbiamo giustamente contraccambiato) e percio' noi ci riteniamo in dovere di riportare un passo del sopracitato "studioso" per lucidamente criticarlo oltreche' confutarlo:" I giudizi veri e propri, categoriali, non ammettono il pressappoco ed il piu' e meno, e si pronunziano netti: un'espressione e' poesia o non e' poesia, un atto e' morale o non e' morale". Che le nostre tesi, almeno, restino immuni da tanta sicumera.

dedicato a chi ci crede (nell'Anal).

Litri,   di   sangue   si  versarono  sulla  bianca  sabbia,  filtrando  in
profondita',  lasciando un alone marroncino sulla spiaggia tropicale.  Come
una  macchia  su  un foglio bianco.  Le onde, indifferenti, continuarono il
loro   lento,   placido  ed  inesorabile  lavoro  di  logorio  sulla  costa
dell'isola.

Due  ore  piu'  tardi, a sera fatta, il cor[S1]po era ancora li.  L'armonia
dell'insieme  era  turbata da due elementi:  l'espressione del viso teso in
un  urlo  agghiacciante,  gli  occhi, la bocca ed i capelli oramai colmi di
sabbia  trasportata  dalla risacca e dallo squarcio evidente che lambiva la
gola  della  malcapitata.   Il  vestitino  estivo  (che  le era costato 200
dollari)  era oramai totalmente bagnato ed aderente, e rivelava la mancanza
di biancheria intima.  Stupro ed omicidio avrebbe sentenziato piu' tardi il
Coroner.

Un nuovo mattino era arrivato.  Il telefono suono' come al solito, turbando
i sogni di autoerotismo di Garet.  L'insistenza del suono riusci' alla fine
a  strappare  dal  mondo  onirico  l'uomo, per riportarlo nel maleodorante,
vecchio  mondo  reale.   Garet  prese la cornetta e rispose.  Dio, aveva un
alito orrendo.

"Pronto... ?"
"Sveglia bastardo, alza il culo, abbiamo un omicidio sulla spiaggia est, di
fronte al Rody".
"Cazzo, dammi venti minuti e arrivo.".

Detto  questo,  attacco'  il  ricevitore e mise i piedi in terra, posandoli
esattamente  sulla  chiazza di vomito della notte precedente.  La testa gli
rimbombava  ancora,  di  quel  dolore sordo che ben conoscono gli etilisti.
Avviandosi  verso  il  bagno (o cio' che restava del bagno) inciampo' nella
mezza  dozzina  di bottiglie di birra che avevano accompagnato le altre due
di  wodka.   La  doccia  fu  un  toccasana,  lavando  dal  corpo  il sudore
attaccaticcio  e  parte  della  nausea  che  ancora  si  insinuava  in lui.
Arrivato a 27 anni, Garet si ritrovava un corpo decisamente poco consono al
lavoro che faceva:  sembrava quello di un bambino di 7 anni ingrandito di 3
volte.  Si passo' la mano sul ventre tondo e voluminoso, vide allo specchio
il  suo  sedere  flaccido  e  bianco.   Non  c'era da sorprendersi se Marca
l'aveva  nuovamente  lasciato.   Si asciugo', bevve un veloce caffe' freddo
pieno di fondi e si tuffo' fuori dal piccolo appartamento.  Il contatto del
suo  corpo  con  l'avvolgente  clima  tropicale  non aveva ancora smesso di
traumatizzarlo:    umido,   bollente,  appiccicoso  e  con  uno  sgradevole
odore/sapore dolciastro.

Era  stato lui a scappare.  Garet Jax non sopportava piu' le pressioni alle
quali  era  sottoposto  a  Torino,  in Italia.  I giudici avevano visto fin
troppo  giusto e Garet era stato costretto a procurarsi dei documenti falsi
e  a  chiudere  il  conto in banca.  Garet non era naturalmente il suo vero
nome...   Dopo una rocamboilesca fuga dal capoluogo piemontese era riuscito
a  far  perdere  le  sue  tracce  in  Lussemburgo.   Da qui era riuscito ad
imbracarsi  in  un  volo per Portorico, poi aveva preso un biglietto per le
Filippine.   Ora,  ben  distante  dai  magistrati che volevano condannarlo,
aveva avviato una piccola attivita come investigatore privato, facendo base
in una piccola isola...


Entro'  nella sua Fiat Duna.  L'aria all'interno era incendiata da otto ore
di  esposizione al sole.  Davanti a se poteva vedere la spiaggia, ricoperta
di  corpi  femminili:   coscie,  tette,  schiene,  volti cotti dall'arsura.
L'odore  del  coppertone  era quasi visibile.  Parti' e si diresse verso la
Twan-Go,  che  conduce  al  lato est dell'isola.  La strada attraversava la
lussureggiante  vegetazione  come  una riga tra i capelli e Garet constato'
per  l'ennesima  volta  come odiava quel luogo:  si ripromise di tornare un
giorno  o  l'altro  con  qualche  tanica di benzina ed una scatola di buoni
fiammiferi.   I  venti  minuti necessari per spostarsi da un lato all'altro
dell'isola gli consentirono di ripensare a quella che era stata la sua vita
fino  ad  allora.   Un  passato  da  studente mediocre, prima al Duca degli
Abruzzi,  poi  alle  superiore.   Veniva  continuamente ridicolizzato dagli
altri  studenti,  ragazzi  robusti  e  muscolosi, che non vedevano l'ora di
sfogare  la propria crudelta' su di lui, dotato di un corpo gracile , quasi
malaticcio  e  di  una  enorme  pancia.  "Miss Gravidanza" lo chiamavano...
Tutto sommato molto meglio di quello che sarebbe avvenuto in seguito.  Dopo
aver  lasciato  la  scuola (a Garet piaceva pensare che fosse stata una sua
decisione  e  tendeva  a scordare che in effetti era stato sbattuto fuori a
calci  nel  culo) si dedico' a qualche sporadico lavoretto, giusto quel che
serviva  per  poter  mangiare  e coltivare i propri passatempi:  Computer e
gioco  di  rulo.   I computer erano il suo principale interesse.  Se avesse
potuto   ci  avrebbe  fatto  anche  del  sesso.   I  giochi  di  ruolo  gli
consentivano  invece  di uscire dalla sua miserabile realta' quotidiana per
impersonificare  eroi  barbarici  senza  paura  o stregoni malvagi teste di
cazzo.  Il vero cambiamento avvenne pero' quando la polizia venne a bussare
alla  sua  porta  (con un'ariete).  Venne presto incriminato di istigazione
all'abuso-sessuale telematico per via di una serie di sibilline descrizioni
che egli aveva redatto e che un suo conoscente, tutt'ora sconosciuto, aveva
provveduto  a  propagare in tutto il mondo tramite internet.  Ben presto il
suo  avvocato  gli  consiglio'  di  tagliare  la  corda.  E cosi' lui fece.
Vendette  tutto  e  scappo'.   Arrivato  alla sua meta, approfittando delle
leggi  locali  mooooolto elastiche, si mise a fare l'inbestigatore privato.
Casi veramente del cacchio, come ritrovare figlie scappate con pescatori di
perle,  riscuotere  le  pensioni  degli  anziani dei villaggi, ritrovare il
barboncino della facoltosa vegliarda etc.  Durante uno di questi casi aveva
avuto  modo  di  conoscere Marca.  Stava indagando sul mistero di una cozza
scomparsa  (era  il  ricordo  affettivo  della scomparsa moglie di un ricco
pescatore  di  frodo)  quando,  durante  l'indagine,  s'imbatte'  in questa
ragazzi  dai  boccoli  d'oro.  Venne immediatamente conquistato dalla linea
slanciata,  da  quel  corpo  fantastico  segnato da un unico difetto che ne
esaltava le caratteristiche:  il naso uguale ad un paracarro.  La sua mente
era   fulminea,   un'intelligenza   fanatastica   in  un  corpo  da  sogno.
Utilizzando  le  sue piu' avanzate tecniche di corteggiamente Garet riusci'
finalmente  a  sedurla  e  dopo un paio di mesi il matrimonio arrivo' quasi
scontato.  Dopo un anno di alti e bassi pero' la giovine si stufo' e svani'
insieme ad un locale ballerino.

A  tutto  cio' pensava Garet, e non si accorse subito della vecchia Sho-Tsu
che attraversava la strada un centinaio di metri avanti a lui.  Calcio' con
tutta  la  forza  che  aveva  il pedale del freno e riusci' a fermarsi a 50
centimetri  dalla  vecchia  impassibile.   Scese per verificare lo stato di
salute  della donna.  Lo sguardo di questa si pianto' neglio occhi di Garet
come  una  freccia nell'agognato bersaglio.  "Come sta, tutto bene?" chiese
Garet,  con  una  goccia  di  sudore  che  gli solcava una tempia.  Niente.
Nessuna  risposta  e...   quello  sguardo fisso e severo, che gli metteva a
nudo  l'animo  come  una  Spada di Shannara.  Garet esamino' il volto della
vecchia.   Le  rughe  tracciavano  profondi  solchi  sul  viso, dalla bocca
probabilmente   mancava  qualche  dente.   Ma  gli  occhi  esprimevano  una
lucidita'  che  lui  probabilmente  non aveva mai posseduto.  Non riusci' a
dare  un'eta'  alla persona che aveva di fronte:  poteva avere 70 anni come
poteva  averne  150.   Dopo  qualche  secondo  le  labbra  della  donna  si
dischiusero..   e,  sorpresa,  una  voce  potente e profonda scandi' queste
parole  :   "Attento uomo, le zanzare che ti assillano non sono colpevoli".
Detto questo si mosse, attraverso' la strada e spari' nella foresta.  Garet
rimase  immobilizzato  dallo  stupore,  non sapendo bene ne che dire ne che
pensare.  Rimonto' sull'auto e rimise in moto.

Arrivo'  finalmente  alla  spiaggia  est.   La strada di fronte al Rody era
condita  di  macchine  della polizia, giornalisti, la tv locale.  Facendosi
strada  in  mezzo  alla calca riusci' a individuare il procuratore Sparrow.
La  sabbia gli penetrava nelle scarpe (cosa che lui trovava insopportabile)
e,  dopo  qualche  minuto  di  tortura,  riusci'  a  raggiungere l'uomo sul
bagnasciuga.   Ai  suoi  piedi  si  trovava  una  massa informe, totalmente
ricoperta  dal  telo  giallo  del coroner.  La polizia nel frattempo faceva
cordone  per  tenere lontani i curiosi.  Sparrow lo vide ed il suo consueto
(ed  irritante)  sorrisetto di scherno e disprezzo gli arriccio' le labbra.
Garet  non  disse niente a proposito, aveva gia' classificato Sparrow molto
tempo prima nel raccoglitore delle teste di cazzo.

"Finalmente  Jax, ti sei preso un cappuccino nel mentre?".  "Ti ricordo che
questa  e'  competenza  tua Sparrow e che finche' nessuno mi assume il caso
non  mi  riguarda"  ribatte'  Garet  con  una  punta di nervosismo.  "Gia',
coglioncello,  le cose di solito vanno cosi'....  se non fosse per questo!"
e  cosi'  dicendo  gli indico' un quadrato di sabbia accanto al sacco.  Una
scritta, molto facilmente tracciata dalla donna morente, diceva "Garet Jax,
perdona".   Un brivido gli attraverso' le vertebre raggelandolo, nonostante
ci  fossero  circa  37 gradi di temperatura.  "Chi e'?" chiese Garet...  Un
altro  sorrisetto,  molto  piu'  maligno solco' il volto del procuratore...
"Ho  fatto  le mie ricerche, ma la conferma la voglio da te.".  D'un tratto
si  chino'  e  scosto' totalmente il telo.  Garet Jax si senti' venir meno.
Era  Marca.   La  sua Marca.  Con un ghigno Sparrow ricopri' il cadavere ed
istrui'  i  suoi  uomini  per  far  portare  via  il  corpo.   "Cosa  le e'
successo?".   "E'  morta,  non lo vedi?" "COME e' morta, brutto bastardo?".
"Eh  he  he,  il  coroner  dice  che  ha  subito violenza carnale, e' stata
sodomizzata, le sono state asportate alcune falangi delle mani e dei piedi,
alla fine e' stata sgozzata.  Con una lama d'osso, sembrerebbe.".

Garet si volto', e, piegandosi come per fare un inchino, rigetto' il caffe'
(con i fondi) che aveva bevuto poco prima.

Pochi  minuti  dopo  i due erano seduti uno di fronte all'altro all'interno
del  Rody.   Il  Rody  era un localaccio notturno, frequentato perlopiu' da
puttane,  magnaccia,  ricchioni  e  "clienti".  Ora Garet stava cercando di
fare  un  po'  di  chiarezza  tra i suoi pensieri, mentre il procuratore lo
squadrava freddamente.

"Bene bene, caro il mio Garet, sembra proprio che noi due si debba fare una
bella   chiaccherata"   disse  l'uomo.   Dopo  qualche  secondo  preso  per
riordinare  le  idee  Garet  rispose:   "Cosa  vuoi sapere?  Si, era la mia
donna...   O  lo e' stata per un po'.  Siamo sposati, poi lei s'invaghi' di
un  ballerino  gay  e  spari'.  Certo che ora...  Mio dio, ma chi puo' aver
fatto una cosa simile?".  Comincio' a singhiozzare, colto da un dolore piu'
grande  di  quello  che  credeva.   "Non  me  ne  frega  un cazzo di queste
fregnacce"  disse Sparrow, per niente impietosito, "quella era una puttana,
come tutti sapevano sull'isola.  Solo tu non lo sapevi.  E, del resto, solo
una  puttana come lei avrebbe potuto mettersi con te.".  A queste parole la
rabbia di Garet, repressa fin'ora per quell'uomo ributtante si raccolse per
scagliarsi verso di lui.  Ebbe uno scatto verso il procuratore, con le mani
tese  verso la gola, ma venne subito fermato da un'agente che gli diede una
manganellata  nella  tempia.  Il dolore fu istantaneo e lancinante.  Gli ci
vollero  trenta  secondi  buoni  per  riprendersi  dallo  shok  improvviso.
"Stammi  bene  a sentire, gran pezzo di merda" disse Sparrow, "per quel che
mi  riguarda la troia l'hai ammazzata tu, quindi cerca di trovare subito un
alibi  convincente  o  ti sbatto dentro ed infilo la chiave nel culo di uno
squalo  migratore!".  "Ieri sono stato tutto il giorno a seguire il caso di
Mr.Sakurambo,  quello  della  cozza  scomparsa....  Abbiamo girato tutto il
mattino  ed  il  pomeriggio  insieme,  te lo potra' confermare lui stesso."
disse  Jax.   "Tse'" bonfo' l'altro stizzito, "quel gran figlio...  bene, e
per  la sera e la notte che mi dici?".  "Ieri sera sono tornato a casa e mi
sono  ubriacato."  rispose  Garet,  "potrai  chiedere conferma ai vicini.".
Visibilmente  contrariato  da  come  stava andando il dialogo, Sparrow fece
cenno  all'agente e gli disse "Tu, vai a casa sua e vedi se quanto ha detto
questo  fesso  corrisponde  a  verita'".   "Ora,  vediamo  di capirci un po
meglio...  Hai detto che la tr..  hem, tua moglie e' scappata con un froc..
un  ballerino  gay.   Che mi sai dire di lui?  Dove sono andati?".  "Cristo
Sparrow, ma sei proprio senza pieta'!".  "E' il mio lavoro, ciccio bello...
rispondi  prima  che  perda  la  pazienza  e  richiami  il mio amico con il
manganello".   Il  ricordo  della  botta improvvisa e lancinante consiglio'
Garet  di collaborare, almeno per il momento.  "Lui lavorava in giro per le
isole...   era  passato  anche di qui, al Rody.  Si chiamava....  cristo...
non  me  lo  ricordo!".   "Vedi  di ricordartelo ORA o la prossima volta il
manganello  lo usero' per farti una perquisizione corporale." "...Si...  Si
chiamava....   Dio....   Come  cazz....   Aveva  un  nome  idiota, credo si
trattasse  di  un  nome  d'arte..   Aspetta....   Si, ci sono!  Si chiamava
Haplo,  si, Jin Haplo!".  "Veramente un nome del cazzo." confermo' Sparrow.
"E...?".   "Marca  lo  conobbe...".   "Marca  Nasica" preciso' Sparrow, "il
nostro  cadavere  fresco fresco.." "Si, quello era il suo nome da nubile...
Comunque,  Marca  conobbe  Jin ad una festa di addio al nubilato di una sua
amica, Marcella...  Lui era il pezzo forte, era saltato fuori da una enorma
torta al ribes.  Sai, per queste stronzate le donne vanno matte.".  Fece un
respiro per riprendere fiato e scorse l'espressione impassibile di Sparrow.
"Be', comunque, cominciarono a vedersi sempre di frequente e, sparirono via
mare  una  notte  ,  a  bordo  di  un AD turboelica.".  Garet continuo' poi
singhiozzando.   "Non  so  dove siano andati, non li ho piu' rivisti se non
nei  miei  incubi  peggiori, loro, di notte, che fuggono a bordo dell'AD.".
Ora  stava  piangendo  copiosamente.  Il gestore del locale, commosso anche
lui,  si  avvicino'  e  gli  porse  un tovagliolo da usare come fazzoletto.
Garet  lo  prese  e  comincio'  a  tamponarsi gli occhi.  "Mi fai veramente
schifo,  Jax.   Una  volta  eri un duro, ora non sei altro che una cacchina
molle  che  chiunque  puo' calpestare".  Detto questo Sparrow si alzo' e si
avvio'  verso  la  porta, seguito da due agenti.  "Ah, un'ultima cosa, Jax"
aggiunse,  "Non  ti  ingabbio,  ma tieniti disponibile.".  Segui' il rumore
della  porta che si chiudeva.  Garet rimase solo con la sua disperazione ed
un fazzoletto.

Un'ora  dopo  si  trovava nuovamente nel suo piccolo monolocale.  Non aveva
piu'  avuto incontri strani nella strada che attraversava l'isola, e questo
lo rinfrancava.  Certo che Marca...  Povera marca, che fine terribile...  E
che  affronto!   Stuprata su una spiaggia!  Chi poteva aver mai compiuto un
atto  cosi'  terribile?  Si reco' nel cucinino per prendere del ghiaccio da
appoggiare  sulla tempia.  Oramai era mezzodi' e una certa fame comincio' a
farsi strada.  Apri' il frigo e vide un misero mezzo hamburger marcio su di
un  piatto,  con tanto di condimento di due o tre mosche morte.  Richiuse e
trattenne un altro conato.  Si avvio nella saletta e accese la televisione,
per tenergli compagnia mentre rimetteva ordine in mezzo a quel porcaio.

"Ed  ora le utime notizie di cronaca" annuncio' l'annunciatrice mulatta del
TG.   "E'  stato  ritrovato  questa mattina il cadavere di una donna, Marca
Nasica,  sulla  spiaggia  est.   Un primo esame del corpo fa pensare ad uno
stupro  con  conseguente  assassinio,  ma  la  polizia  non  scarta nessuna
ipotesi.   Sembra  che  la  donna  frequentasse  un ballerino girovago, Jin
Haplo, personaggio che le autorita' stanno cercando di rintracciare." disse
la  cronista,  chiudendo l'argomento.  "Anche quest'anno la nostra isola e'
stata  benedetta  dal  miracolo  che  tanto  l'ha  resa  famosa  nel mondo"
annuncio'   la  mulatta,  con  un  certo  piglio  di  soddisfazione,  "ieri
pomeriggio infatti, verso le 18:00, il centro dell'isola e' stato investito
dalla  solita  pioggia  sacra di feci di scimmia, che indica la benevolenza
degli  dei  verso  il  nostro  popolo."....   Garet  spense  l'apparecchio,
disgustato dal tutto.

Jin  Haplo...   Irreperibile...  "Devo assolutamente trovarlo" penso' Garet
mentre usciva di casa.

Jin  Haplo  era  triste.   Il  Buio  non  faceva  per lui.  Il Buio non gli
piaceva.  Detestava il Buio.  Oramai aveva perso il conto dei giorni.  Come
si fa a contare i giorni se si e' senza orologio ed al Buio da molto tempo?
Ogni  tanto una finestrella si apriva nella cella che lo accoglieva (ma lui
il piu' delle volte non se ne accorgeva, dormiva...) ed una mano virile gli
passava  un  piatto  di  cibo ed una brocca d'acqua.  O almeno, sperava che
quella  fosse acqua.  Il gusto era un po' troppo salato.....  ma non poteva
permettersi  di  fare  lo  schizzinoso.   Era al Buio.  Oramai la cella era
quasi  totalmente  imbrattata dalle feci.  Non c'era una tazza.  Neanche un
Wc.  Niente, doveva arrangiarsi.  Ma, perche' si trovava li?  La domanda se
l'era  posta  piu'  volte....   e  la  risposta  era sempre quella:  non lo
sapeva.  Un giorno si era svegliato li.  Era al Buio.  Era come se ci fosse
sempre  stato.   Come  se  la sua vita precedente fosse stata un sogno e si
fosse risvegliato in questo Nulla.

Mr.Sakurambo  era  molto  risentito.  Quell'investigatore del cavolo doveva
farsi  sentire  piu'  di  un'ora  prima.   Invece  niente.   Se  lo  avesse
pescato...   lo avrebbe sistemato lui.  Mr.Sakurambo era un uomo dai metodi
spicci.   Lo richiedeva la sua professione.  Per fare il suo lavoro bisogna
avere  pelo sullo stomaco.  E chi sgarra, paga.  La scomparsa della "Cozza"
lo  aveva gia' rattristato parecchio.  Era un cimelio, un feticcio per lui.
L'unico  lascito  della  defunta  moglie, che cozza non era per niente.  Un
paio   d'anni   prima   dei  ladri  erano  penetrati  nella  sua  villa  e,
incredibilmente,  insieme a gioielli, quadri e contanti avevano preso anche
la  Cozza.   Quando lo aveva scoperto Mr.Sakurambo era letteralmente andato
in  bestia.   Ammazzo'  con  le  sue  mani uno dei suoi scagnozzi, solo per
scaricare  la  tensione,  gettando  poi  il corpo a terra come se fosse uno
straccio  senza  valore.   Non  gliene  fregava  niente dei soldi, come dei
quadri  e  del resto.  Quello che voleva era la sua Cozza.  E sarebbe stato
disposto  a  fare qualsiasi cosa per rintracciarla.  Ma bisognava usare una
qual  certa  cautela.  Era gia' mal visto dalla locale polizia, che era ben
informata dei suoi traffici ma che per il momento non poteva provare nulla.
Aspettavano  semplicemente un suo errore per schiaffarlo in galera.  Allora
aveva  assunto  un  investigatore e sfiga volle che Garet Jax fosse l'unico
che  esercitasse  questo  mestiere  sull'isola.   Ora,  dopo  due  anni  di
ricerche,  non  era  saltato fuori ancora nulla.  Praticamente Mr.Sakurambo
aveva  mantenuto  Jax  per  tutto questo tempo.  Era ora di dare una svolta
alla  situazione....   "Sara'  meglio per lui che si faccia sentire" penso'
l'uomo, pregustando forse la punizione da infliggere al ritardatario.

Il  sole  era in fase calante.  Al tramonto saranno mancate si o no un paio
d'ore.  Garet Jax era a bordo della sua Duna e ricapitolava mentalmente una
lista  di  nights  da  visitare.   Se  voleva trovare quel cane di Haplo il
sistema  piu'  logico  era  di  chiedere  informazioni  nei  luoghi  da lui
frequentati professionalmente.  Del Rody probabilmente si era gia' occupato
quel bastardo di Sparrow.  Ora lui doveva bruciare sul tempo la polizia per
avere  informazioni  'vergini'.   Rimanevano  il  Pretty  Place,  il Kent's
Hideout,  il  Gifman  Paradise,  il  Gandalf  &  Radagast, il Chez Mignot e
probabilmente  anche  il SadoMasoPissing Empire.  Brutti postacci, non c'e'
che dire, soprattutto l'ultimo.  Diresse l'auto verso il Pretty Place.

Jin  Haplo  decise  di  tenere  gli occhi aperti questa volta.  E quando la
finestrella si apri' per introdurre le vivande nella cella riusci' a vedere
una  parete  verdina  oltre  la  mano che accompagnava il vassoio.  La luce
proveniente dall'interno taglio' una fetta di oscurita' nello stanzino e si
staglio'  per qualche secondo sul suo corpo.  Quello che Haplo vide non gli
piacque  per  nulla.   Per  dirla tutta, lo terrorizzo'.  Quello che vedeva
andava   ben  oltre  cio'  che  gia  aveva  scoperto  grazie  alle  proprie
esplorazioni  tattili.   Era  ricoperto  di  una folta e resistente peluria
rossiccia.  Pazzesco.  Lui era bruno.  Eppure....  Quando la finestrella si
chiuse  rimase in silenzio per qualche minuto, poi comincio' a singhiozzare
di paura.

Il  proprietario del Pretty Place era una vecchia conoscenza di Garet.  Era
infatti  un  vecchio  riciclato  di  origine  italiana,  bolognese  per  la
precisione,  che  aveva  un'insana  passione  per  il  travestitismo  ed il
mascheramento  ad  ogni costo.  Seduto di fronte a lui, nel suo studio, Jax
osservava  quell'odiosa  faccia  da mortadella, quegli occhiali alla moda a
velare  degli  occhi  arrossati  da  killer.   Una  pettinatura  a spazzola
incideva  dei capelli oramai ingrigiti, le guance cadenti da cane bastonato
incorniciavano  delle  labbra  pendenti  che sicuramente avevano piu' volte
praticato la piu' famosa delle 'arti' bolognesi.  Era stato un uomo potente
un  tempo.   Anche  ora  lo  era,  a  modo  suo.   Gli  affari gli andavano
sicuramente bene ed aveva acquisito una certa influenza nelle decisioni del
piccolo  governo  dell'isola.  Mr.Proud sembrava infastidito dalla presenza
di  Garet  nel  suo  studio.   "Cosa  vuole, Sig.  Jax?".  Garet gli chiese
allora  informazioni sul ballerino gay Jin Haplo.  "Mah.." bonfo' Mr.Proud,
"e'  un  bel  po  di  tempo  che  non  si  vede  da queste parti..." disse,
sospirando  dispiaciuto.   "Era  un bravo professionista, sia sul palco che
....   altrove".   Jax  non  si  lascio'  sfuggire  la squallida allusione.
"Credo  si  sia  trasferito.   Sull'isola  non  c'e'  di  sicuro." concluse
Mr.Proud.   Jax ringrazio' e lascio' il proprio biglietto da visita in caso
di  novita'.  Usci' dallo studio e poi dal locale, piuttosto sconsolato per
non  aver scoperto niente di nuovo.  Sali' in macchina e si avvio' verso il
Kent's Hideout.

Mr.Proud  osservo'  dalla finestra l'investigatore che se ne andava, poi si
risedette comodamente sulla sua poltrona.  Si accese un sigaro, aspiro' una
profonda boccata e sembro' molto soddisfatto dell'effetto del fumo nei suoi
polmoni.   Si  tolse  gli  occhiali  e  li poso' sulla scrivania.  Alzo' il
ricevitore  e  compose  il  numero  64738.   Dopo  qualche  secondo rispose
qualcuno.   Un  ghigno  increspo' la bocca dell'emigrato bolognese.  "Mi e'
appena venuto a trovare Garet Jax..." disse.

Il Kent's Hideout si presentava come un tetro locale piratesco, derivato da
un  vecchio  galeone  in legno.  Garet entro' con la mente in subbuglio, la
frase   scritta   sulla  sabbia  continuava  a  tormentarlo:   "Garet  Jax,
perdona..".    Mio   dio,   cosa  le  avevano  fatto?   Entro'  nel  locale
attraversando  una  larga  passerella di legno e si ritrovo' in un ambiente
molto  simile  al  bar  di  Monkey Island (Tm).  Tanto per rimanere in tema
ando'  al  bancone  ed ordino' un Grog.  La clientela, al contrario di cio'
che  accadeva  nella  avventura  della  Lucas,  era composta e tranquilla e
perlopiu'  si faceva i fatti propri.  Il grog gli venne servito nel rituale
bicchiere  di  peltro  e  gli venne raccomandato di consumarlo prima che il
materiale  si  consumasse.   "Simpaticoni..."  penso'  ironicamente  Garet.
Chiese  all'inserviente di parlare al gestore.  Questo assenti' e scomparve
dietro una pesante tenda rossa alle sue spalle.  Dopo un minuto ricomparve,
seguito  da  una  donna.   "Buongiorno  signor...." esordi' la tipa.  "Jax,
Garet  Jax,  piacere"  e  cosi'  dicendo in nostro le tese la mano.  Lei la
strinse  e  con  due  occhi  diffidenti  gli  disse  "Il  mio  nome e' Eva.
Desidera?".  "Sto cercando di reperire un noto ballerino, sicuramente avra'
sentito parlare di lui.  Il suo nome e' Jin Haplo.  Ha qualche informazione
da  darmi  a  proposito?".   "Haplo?" chiese lei, "..  Ho capito, mr.Jax...
No,  noi  non  teniamo spettacoli di quel genere...  la nostra clientela e'
molto selezionata." e cosi' dicendo ando' spiegando la gestione del locale.
Garet osservava la donna mentre parlava e si senti' stranamente bene.  Quel
posto  gli  piaceva.  La donna pure.  In fondo era sempre un vecchio porco.
Garet  ringrazio'  Eva,  la quale con un sorriso si congedo'.  Lui pago' il
suo  grog  e  si  diresse verso l'uscita.  Aveva tempo si e no per visitare
un'altro locale prima di fermarsi per la cena.

Mr.   Sakurambo  ne  aveva  abbastanza  di aspettare.  Premette un pulsante
sulla  sua scrivania e nel giro di quindici secondi la porta del suo studio
si apri'.  Il nuovo venuto era alto, magro, vestito in maniera impeccabile,
con  capelli  impomatati pettinati all'indietro.  Il suo volto aquilino era
affilato come un rasoio.  Chiuse la porta alle sue spalle, quindi rimase in
silenzio.   Mr.Sakurambo  osservo' Mr.Lama.  Il suo killer migliore nonche'
ex-programmatore  di  punta  della  Microsoft.   Un'ottimo  investimento di
questi  tempi.   Dopo  qualche secondo ruppe il silenzio, istruendo Mr.Lama
sul da farsi.

Il  procuratore Sparrow aveva davanti a se una serie di rapporti, i rilievi
della  scientifica, il resoconto del coroner.  Apri' uno schedario alle sue
spalle  e  tiro' fuori una cartella dalla lettera J.  Un sorrisino comparve
sul suo volto.

Haplo  ne  aveva abbastanza.  Era impaurito, disperato, sporco ed affamato.
Decise  che era ora di tentare qualcosa.  Si avvicino' alla porta e si mise
ad aspettare.

Garet  guardo'  fuori  dalla finestra e noto' che il tempo stava cambiando.
Dense nuvole nere si stavano avvicinando da ovest.  Presto ci sarebbe stato
un  temporale.   Peccato  di non poterselo godere a letto sotto le coperte.
Quella sera doveva finire il giro dei nights.  Taqlio' una fetta di carne e
se  la mise in bocca.  Masticava meditabondo, cercando di mettere in logica
connessione  tutti  gli  elementi che aveva raccolto fino ad allora.  Tutto
sommato non ci capiva una mazza.  Fini' la carne, prese il piatto e lo mise
su  di  una  pila gia' alta accanto al lavabo.  Trillo' il telefono.  Garet
trasali'  e  si  dirise  verso  l'apparecchio.  "Pronto?".  "Ciao Garet..".
"Oh!   Buongi, b-b-buonasera Mr.Sakurambo!  Oh, mi scu.." "Buono li, Garet.
Oggi  avevamo  un  appuntamento  importante.   Non  mi  interessano  le tue
motivazioni.   Hai  chiuso."  e  cosi' dicendo appese il telefono.  Un dito
gelato   fece   un   passaggio   lungo  la  colonna  vertebrale  di  Garet.
Mr.Sakurambo  gli  aveva  detto  che  aveva chiuso.  Conosceva il soggetto.
Questo  poteva  solo  significare  che  se  non era molto veloce allora era
fottuto, un uomo morto.  Corse in camera da letto ed apri' il cassetto dove
teneva  la sua fida Minetti Special (Tm), verifico' il caricatore e mise un
colpo  in  canna.  Appena in tempo.  Un boato improvviso gli indico' che la
porta  di casa era appena stata sfondata.  Con una capriola Garet si tuffo'
sotto  al letto, battendo la schiena e facendo un rumore infernale.  "Porc"
esclamo'  Garet.   Dopo  due  o  tre secondi la porta della camera da letto
venne  spalancata  con un calcio.  Dalla sua postazione Garet poteva vedere
un  paio di gambe coperte da un elegante pantalone nero.  Capi' all'istante
che  doveva  fare  qualcosa  o  sarebbe  stato  fottuto sul serio.  Ora, la
Minetti   Special   (Tm)   e'   un'arma  molto  particolare.   Non  e'  una
convenzionale  arma  da  fuoco  ma  una  silenziosissima  pistola  ad  aria
compressa  che  spara  aghi.  Gli aghi, una volta entrati nel bersaglio, si
aprono  come  piccoli  ombrelli,  causando  danni  molto  seri, soprattutto
considerando  la capacita' di penetrazione di questi proiettili all'interno
di  un  corpo  umano.  La sua l'aveva presa quando qualche anno prima aveva
tagliato  la  gola ad un killer mandato a fargli la festa.  Garet non perse
tempo  a  prendere  la  mira  e prese a sparare come un matto contro quelle
gambe.   Il malcapitato bersaglio probabilmente penso' in un primo tempo di
essere  stato  morso da qualche animale.  Sobbalzo' e comincio' a cadere in
terra,  non  piu'  sorretto  da  due  polpacci  che oramai erano distrutti.
Durante  la  parabola  di  discesa  ebbe pero' modo di capire da dove erano
arrivati  i  colpi  e scarico' quindi il caricatore contro il letto.  Garet
venne  colpito di striscio ad una coscia e un proiettile ebbe pure l'ottima
idea  di perforargli la pelle tesa sul tallone tra il tendine e l'osso.  Un
urlo  di sorpresa gli sfuggi' tra i denti.  Vide comparire il killer oramai
anche  lui  sul pavimento e gli sparo' una decina di colpi veloci dritti in
faccia.   La testa del poveretto esplose letteralmente.  Garet si diede una
spinta  e  rotolo' fuori da sotto il letto.  C'era sangue dappertutto.  Per
cio'  che  riguardava  la sua ferita era stato molto fortunato.  Gli usciva
poco  sangue  e  riusciva  a stare in piedi.  Si avvicino' alla porta della
stanza  e si mise ad ascoltare.  Nessun rumore proveniva dall'altra stanza.
Ando'  in  soggiorno  e  vide  la  porta  di  casa  in  terra.  Dagli altri
appartamenti  la  gente  stava guardando fuori, incuriosita dagli spari del
killer.   Garet  disse alla sua vicina di chiamare la polizia, chiedere del
procuratore  e  di  dirgli di venire subito con un'ambulanza.  Garet torno'
nella  camera  da  letto  ed osservo' la sua vittima:  era alto, magro, con
capelli  mossi  e biondi.  Il volto era oramai irriconoscibile.  L'arma che
aveva  usato  era una Beretta 92F 9mm.  Estrasse il portafogli dalla giacca
dell'uomo.  Non conteneva assolutamente nulla.

Mezz'ora  piu'  tardi  la  polizia  stava  prendendo i suoi rilevamenti, un
medico  rattoppava  Jax  e Sparrow girava nell'appartamento nervoso come se
avesse  una  scopa  infilata  nel  sedere.   Ando'  da Garet e lo squadro'.
"Ripetimi  tutto  da  capo".   Garet  ripete' gli avvenimenti per la quinta
volta,  evitando  di  parlare  della  telefonata di Mr.Sakurambo.  "Cazzo!"
esclamo'  Sparrow  quando  l'investigatore  ebbe finito.  "Cristo Garet, da
come  l'hai  conciato  non riusciremo mai a capire chi cazzo e'!  Ha pure i
polpastrelli delle dita bruciati con l'acido!  Un professionista, questo e'
sicuro...".   Sparrow estrasse una Blue Carribean dal pacchetto, se la mise
nervosamente  in  bocca e l'accese con un fiammifero.  Quindi sbuffo' fuori
il  fumo,  spense  il  fiammifero  e  lo getto' in terra.  Guardo' di nuovo
Garet.  "Diavolo, Garet!" disse, "non vorrei trovarmi di certo al tuo posto
ora...".  Prese una boccata di fumo.  "No, no.  Non lo vorrei proprio.  Qui
c'e' qualcuno che e' veramente incazzato con te.  Sappi comunque che ora mi
sei  un  po'  meno  antipatico.".   Un sorriso disgustato fece capolino sul
volto di Garet.

Cinque   minuti   piu'   tardi   una  barella  portava  fuori  il  cadavere
dall'appartamento.  Garet Jax era invece accompagnato da un infermiere fino
all'ambulanza   che   lo   avrebbe  portato  all'ospedale.   Una  calca  di
poliziotti, giornalisti e curiosi circondava la casa.  Garet si fece strada
in  mezzo  ad  essi  faticosamente.   Una giornalista gli mise di fronte un
microfono.  Lui glielo strappo' e lo getto' a terra.

In  mezzo  ai  curiosi, un uomo alto, molto elegante e dal profilo affilato
osservava la scena.

"E'  chi  cazzo era quello???" sbraito' furiosamente Mr.Sakurambo.  Mr.Lama
mantenne  la  sua  espressione  impassibile, e rispose con un tono basso ed
elegante.  "Non ne ho idea, mister.  So solo che e' arrivato prima di me.".
Mr.Sakurambo,  che  stava  passeggiando  irosamente  per  il suo studio, si
fermo'  di  fronte  alla  propria  scrivania  in mogano.  Con uno scatto di
nervosismo  ne  afferro'  un  angolo,  e  con  la  forza della sola mano lo
strappo'  via come se fosse un pezzo di pane.  "Non mi piace questa storia!
Sono  io  quello  che  decide  chi vive e chi muore su quest'isola!  VOGLIO
SAPERE CHI ERA e da chi e' stato MANDATO!!".  Mr.Lama si ritenne congedato,
si volto' ed usci' con passo felpato dalla stanza.

Jin  Haplo stava attendendo.  Aspettava che nuovamente la finestrella della
sua  cella  si  aprisse.   Solo  che  questa volta si era appostato proprio
dietro  la  porta.   Improvvisamente dei passi provenienti dal corridoio lo
avvertirono  dell'imminente  arrivo del suo carceriere....  Il cuore di Jin
pulsava  come  una  vaporiera, tanto che il poveretto temeva che si potesse
udire  dall'altra  parte....   Le  scariche  di  adrenalina gli tendevano i
muscoli  come  cavi  d'acciaio.   D'Improvviso la finestrella si apri'.  La
luce  proveniente  dall'esterno  come  al  solito  provoco'  un  attimo  di
disorientamento  in Haplo.  Un braccio con in mano un vassoio si introdusse
attraverso il pertugio.  La mano di Haplo scatto' come una trappola mortale
verso  quel  braccio, immobilizzandolo.  La persona dall'altra parte cerco'
d'impulso di ritirarsi ma era troppo tardi.  Per dissuaderlo, Haplo strinse
la  presa....   e  grano' gli occhi quando si rese conto che la sua stretta
aveva  trapassato  la  pelle e la carne dell'altro senza alcuna fatica.  Un
cerchio'  di  sangue  esplose  dal  braccio,  come  la corona di schizzi di
un'impianto  d'irrigazione.   Un urlo lacerante venne dall'altro lato della
porta.   Haplo  ruggi'  di  rimando:   "Chiudi  la  bocca  e apri la porta,
bastardo!".   Ma  era  inutile.   La sorpresa, il dolore e la paura avevano
bloccato  temporaneamente i centri cognitivi del guardiano.  Haplo si alzo'
in  piedi,  e, facendo leva con le gambe, tiro' con quanta forza aveva.  Un
botto  contro  la  porta  fu'  il  risultato  del resto del corpo dell'uomo
sospinto  suo  malgrado contro la porta.  Ma le urla non cessavano.  Allora
Haplo'  punto'  i  piedi  e  tiro'...   apparentemente  senza  sforzo.  Uno
schiocco  raccapricciante ruppe la tensione.  Haplo si ritrovo' catapultato
all'indietro.   Le urla lentamente cessarono.  Jin aveva in mano il braccio
del  poveretto,  con  all'estremita'  ancora attaccato e pulsante parte del
deltoide  destro  dell'uomo.   Haplo getto' il tutto a terra, spaventato ed
inorridito  e  si diresse nuovamente alla porta.  All'esterno poteva vedere
finalmente il suo carceriere.  Era a terra, senza un braccio, in un lago di
sangue.   Altro  fluido  continuava ad essere pompato fuori dal moncherino,
segno  che  il  cuore  non si era ancora fermato.  Era questione di qualche
secondo  oramai.   Haplo  si  era  fottuto  la possibilita' di fuga...  era
infatti  impossibile  per  lui raggiungere l'anello con le chiavi attaccato
alla  cintura  dell'uomo.   Penso' anche di usare il braccio come prolunga,
poi  accantono'  l'idea.   Colto  dal nervosismo sferro' un pugno contro la
porta...   che esplose verso l'esterno.  Haplo venne investito da un fascio
di luce potente.  Jin si protesse d'istinto gli occhi con la mano.  Guardo'
fuori.   Usci'.   Si  trovava  in  un lungo corridoio illuminato da tubi al
neon.   Le  pareti verdine gli ricordavano l'ospedale dove in gioventu' era
stato  operato  di  tonsille.  "Dove vado?", si domando'...  Prese alla sua
sinistra  e  comincio'  a  camminare  in  modo circospetto.  Altre celle si
snodavano  in  quel corridoio.  Celle probabilmente occupate da prigionieri
come lui.  Le ignoro' e si diresse verso una porta aperta.  Guardo' dentro.
Probabilmente  si  trattava  del  bagno delle guardie.  Entro' e si guardo'
allo  specchio.   Un  urlo potente eruppe dalla sua gola.  COSA diavolo era
diventato???

Garet  Jax era appena stato dimesso dall'ospedale.  Quella sera il suo giro
di  locali  sarebbe saltato.  Sali' su un taxi, istrui' il conducente sulla
destinazione, e si appisolo'.

"Marca,  che  fantastica  femmina  era.   Con  quel  suo vestitino leggero,
correva  leggiadra su di un campo fiorito.  La brezza le sfiorava i capelli
e  a  volte  le  sollevava  le vesti quanto bastava per poter apprezzare le
lunghe  gambe  dalla  pelle  serica.   Il  sole  splendeva,  irradiando  un
piacevole  tepore  ed  illuminando il viso felice della donna, e lo strano,
orribile  naso,  messole  li  dal  Signore  per  esaltare  il  resto  della
composizione.  Garet correva verso di lei, con il sorriso sul volto, felice
di  poter  abbracciare ancora una volta il suo amore.  Correva, correva, ma
si   rese   conto   che   in   realta'  non  avanzava  di  un  centimetro..
Improvvisamente  il  cielo  divenne  nero, l'aria fredda.  Imponenti nuvole
grige  si  approssimarono  dall'orizzonte.   I  fiori  si  trasformarono in
sterpaglia,  le  piante  in  rovi  spinosi.   Garet  si  fermo'  raggelato.
Osservo'  una  strana  creatura pelosa avvicinarsi alle spalle di Marca.  I
suoi  occhi  satanici  erano  iniettati  di sangue.  Lei non l'aveva vista.
Doveva  salvarla.   Ma  non  poteva  piu'  muoversi,  le sue gambe parevano
bloccate.   "Urla!" penso'.  Apri' la bocca, ma non un suono scaturi' dalla
sua  gola.   La  Creatura circondo' improvvisamente la vita di Marca con il
braccio  sinistro,  e,  con  un sol colpo di quello destro, le rovescio' la
testa  all'indietro, staccandogliela di netto.  Un fiotto si sangue esplose
verso l'alto, come un'eruzione vulcanica..."

Garet  si  sveglio'  di  soprassalto  urlando.   Il  suo  corpo era bagnato
fradicio di sudore e stava tremando vistosamente.  Guardo' fuori dall'auto.
Era a casa.  Pago' il taxista, scese e si avvio' verso l'entrata.

La  vecchia Sho-Tsu esamino' con attenzioni le proprie mani.  Erano vecchie
e  rugose,  ma  ancora  forti ed agili.  Le macchie marroni della vecchiaia
erano  disseminate qua e la'.  "La pelle del leopardo", come la chiamava la
tribu'...   Segno  di  anzianita'  e  saggezza.   Quante cose avevano fatto
quelle  mani.   Quanti  lavori  avevano  compiuto!   Quanti  amanti avevano
accarezzato,  quanti  bambini avevano curato.  Ora, la vecchia le osservava
con un misto di paura e di sofferenza.  Quelle mani.  Cosa avrebbero dovuto
fare  le  sue  mani.   Non poteva pensaci, non voleva pensarci.  Eppure era
compito  suo.   Lei  era  l'ultima rimasta della sua casta.  Toccava a lei.
Eppure esitava.  Sapeva che sarebbe arrivata ad odiarsi.

Garet  si risveglio' a tardo pomeriggio del giorno seguente.  Aveva dormito
quasi  diciassette  ore,  e si sentiva ancora stanco e provato.  Durante la
sua  assenza  l'impresa  di pulizia aveva fatto un buon lavoro:  insieme al
sangue  aveva pulito il resto dell'appartamento, portando un po' d'ordine e
luce  dopo  tanto  tempo di sporcizia e confusione.  Le ferite gli dolevano
ancora,  ma  non  era niente di grave.  Si alzo' e si diresse al bagno, per
effettuare   il   cambio   di   bende.   Mentre  effettuava  maldestramente
l'operazione  Garet  si soffermo' a riflettere sugli strani sogni che aveva
fatto prima in taxi e poi a casa.  Erano sicuramente dovuti alla stanchezza
e  allo stress al quale era stato sottoposto.  Del resto, era gia' un po di
tempo  che  non  pensava piu' a Marca in quel modo.  Si vesti' velocemente,
usci'  dall'appartamento  e  monto' sulla sua Duna, diretto verso il Gifman
Paradise.

Jin  Haplo  si  scosse  e  cerco'  di  razionalizzare  la  propria immagine
riflessa.   Si  tocco'  il  viso,  tiro', compresse....  niente.  Non erano
mascheramenti,  era proprio lui.  Quello che vedeva gli ricordava vagamente
un film che aveva visto una quindicina d'anni prima, 'Yeti', o qualcosa del
genere.   Una  folta  capigliatura  rossa  gli cresceva dove tempo addietro
regnavano  normali  capelli  bruni.  Peli sulla faccia, tutta la faccia.  I
canini  e  gli  incisivi  si erano estremamente sviluppati.  Le orecchie si
erano  appuntite  come quelle del Sig.Spock, ed era addirittura in grado di
dirigerle  verso  le fonti sonore.  Cristo, gli veniva istintivo!  Il resto
del corpo era ricoperto da una eguale pelliccia che pero' a stento riusciva
a  celare  una  possente muscolatura che Haplo non aveva mai posseduto.  Le
mani  erano  ricoperte da una pelle dura come cuoio, le unghie erano dure e
affilate.   Anche  il  pene gli era cresciuto a dismisura, come i testicoli
che  gli  facevano  da bilanciere.  E lui non era mai stato molto dotato in
quel  senso.   Si  giro'  di  spalle  e  volto' la testa.  Vide una schiena
erculea,  Swarznegger  in  confronto  era una pippa.  Il sedere ben formato
nascondeva,  come  non  aveva mai fatto prima, l'anal peloso.  Cosa diavolo
gli  avevano  fatto?   Usci' dal bagno, senza prestare particolare cautela.
Si  diresse  verso un'altro corridoio e lo segui' fino in fondo.  Una scala
lo porto' a un nuovo livello.  Si ritrovava a livello del mare.  Quindi era
stato chiuso in un sotterraneo.  Vide un carrello come quelli delle vivande
da ospedale e ne esamino' il contenuto.  Delle bottiglie erano piene di uno
strano liquido giallo-verdino attirarono la sua attenzione.  Lo assaggio' e
lo  riconobbe.   Lo  aveva bevuto praticamente tutti i giorni.  L'etichetta
diceva che era un integratore salino-proteico.  Lancio' la bottiglia contro
il  muro,  ove  esplose  lasciando una vasta macchia.  Nessuno arrivo'.  Si
mosse  dirigendosi  verso  un'ampia  stanza  con  una grande porta.  Aperta
questa si ritrovo' di nuovo libero.

Il procuratore Sparrow era seduto alla sua scrivania e sfogliava un vecchio
numero  di  Penthouse  con Bitcha Lords in copertina.  Sorrise ripensando a
quando  l'aveva  potuta  vedere  dal  vivo  al  Chez  Mignot.   Il telefono
squillo'.   Era la telefonata che aspettava.  Mise da parte il giornalaccio
e  riprese  in mano la cartellina contraddistinta dalla lettera J.  Rispose
al  telefono.  "Ci dobbiamo vedere" disse la voce.  "D'accordo Mr.Proud, mi
dica quando." rispose Sparrow.

Il  Gifman  Paradise era una merdaccia di locale ed il suo proprietario era
talmente  stupido  che non era in grado di fornire un'informazione anche se
avesse  voluto.   Il Gandalf & Radagast era invece un posto che gli piaceva
di  piu'.   Era  arredato in maniera medioevale-europea, cosa che non aveva
molto  senso  nelle  Filippine,  comunque  Garet  aveva  apprezzato i molti
riferimenti  colti  a  situazioni fantasy che a lui erano ben care, essendo
stato  appunto  un  appassionato  di  giochi  di  ruolo.  I due proprietari
andavano  in  giro  con  delle logore tuniche, capelli e barba lunghissime,
sandali  di legno.  Radagast doveva essere un po tocco, in quanto sosteneva
di  poter  parlare  con  gli  animali.   "Parla  un  po  con le scimmie che
annualmente  ci cacano in testa..." penso' ironicamente Garet Jax.  Gandalf
era  una  persona  con  una  forte  presenza  fisica  ed  un  carisma quasi
palpabile.   Quando  entro'  nell'ufficio  privato di costui, Garet ammiro'
l'ambiente,  fatto  come una grotta.  Si sedette di fronte ad una scrivania
ricavata dal tronco di un albero secolare.  Gandalf lo osservo' da sotto le
sopracciglia  cespugliose  e si accese la pipa.  Quando mezz'ora piu' tardi
Garet  usci' aveva gia' diminuito la propria considerazione per i giochi di
ruolo  e  la fantasy in generis.  Il vecchio gli aveva riempito la testa di
stronzate  misticheggianti  e  nel  contempo  aveva  abilmente  evitato  di
rispondere  alle  domande  che  gli  venivano  poste.   La testa del povero
investigatore  rimbombava di termini come 'silmarilli', 'mordor', 'feanor',
'erbapipa',  'trombatorrione'  ("e chi mai si prenderebbe briga di trombare
un  torrione?" si domando'), Barad-Dur, Rohirrim e cosi'via.  Scappo' fuori
e decise di prendersi una pausa andando a papparsi un hamburger da McAnal.

Raggiunto  McAnal Garet si sedette ed ordino' un VibroBurger, un ADFish con
patatine ed un capiente bicchierone di Cancer-Cola.  Arrivata l'ordinazione
comincio'  a  mangiare  con  far  pensieroso.   Ora  gli  toccava andare al
Chez-Mignot,  un  localaccio  che  pero' poteva apprezzare; ogni sera vi si
esibivano gnoccazze micidiali, e a certe cose lui era ancora sensibile.

La   Vecchia  Sho-Tsu  afferro'  il  tagliere  di  legno,  gia  segnato  da
innumerevoli  incisioni,  e  vi  poso'  delicatamente  sopra  un pupazzo di
stoffa.   Era  fatto  come  se fosse un bambino ingrandito, vestito con una
ridicola  camicia  hawaiana  e  dei pantaloncini tipo bermuda.  Le sue mani
afferrarono  la  mezzaluna.   Avvicino'  la lama al pupazzo.  Lacrime amare
presero  a  scenderle dagli occhi, ma la sua volonta' era salda.  Trasse un
profondo respiro e, di scatto, abbasso' la lama sul pupazzo.  Poi, prese ad
agitarla come per ridurre in poltiglia uno zucchino.

Improvvisamente  un  getto  di  cola  venne  spruzzato fuori dalla bocca di
Garet.   Un  urlo  strozzato  crebbe  in  lui  e  le sue mani scattarono ad
afferrarsi  la  gola.  Una profonda ferita da taglio si fece strada nel suo
collo.  Un'altra comparve sul suo petto.  L'urlo finalmente esplose e tutti
i  clienti di McAnal si girarono a guardare.  La scena era raccapricciante.
Pezzi  di  Garet si staccavano dal corpo e cadevano per terra, emettendo un
debole  "plof",  e  anche  qualche  ributtante  "sciaff".  Una gamba gli si
stacco'  di  netto.   La  cassa  toracica gli si apri', rovesciando a terra
organi  e  budella.  Il sangue era dappertutto.  I clienti di McAnal per la
maggiorparte  fuggirono  al  di fuori del locale terrorizzati, ma alcuni si
fermarono a guardare inebetiti la scena e altri rigettarono il pasto.  Piu'
passavano  i  secondi,  piu'  il corpo di Garet veniva ridotto in poltiglia
rossa.   Il  rumore  delle sue ossa che si spezzavano e venivano sminuzzate
dalla  forza  invisibile  era  quanto  di  piu' raccapricciante i testimoni
dell'evento  avessero  mai  sentito.   Il  cervello colava fuori dal cranio
oramai  semidistrutto,  scivolando  come una saponetta bavosa sul pavimento
del  locale.   Fatti  pochi  centimetri,  anche  questo  venne  ridotto  in
pezzettini  dalla  forza misteriosa.  I liquidi interni del poveretto erano
oramai  rovesciati  in  terra ed emettevano un odore pestilenziale.  Oramai
tutti  quelli  che  erano  rimasti  all'interno  del locale vomitavano come
gatti.   Del  povero Garet Jax non rimaneva altro che una poltiglia carnosa
buona forse per farci qualche hamburger di McAnal.

Mr.Lama  ando' a rapporto da Mr.Sakurambo.  "Ci sono novita', capo." disse.
Mr.Sakurambo  era  sdraiato  a  pancia  in  giu  e due stupende ragazze gli
stavano  massaggiando  la  schiena  con  dei  balsami profumati.  "Dimmi.",
bonfo'  semplicemente.  Mr.Lama gli spiego' che aveva ricevuto informazioni
su  Jin Haplo.  Era stato visto per l'ultima volta sull'isola di MiSo Doze.
Era   li   per   esibirsi   nella  discoteca  Figuz.   Poi  era  scomparso.
Mr.Sakurambo'  penso'  giusto tre secondi, poi ordino' a Mr.Lama di mandare
qualche ragazzo sull'isola di MiSo Doze ad indagare.  Mr.Lama riferi' anche
di alcune voci che aveva udito.  Sembrava che una misteriosa organizzazione
si  aggirasse  da  un po di tempo tra le isole, e che ne avesse addirittura
acquistata  una  delle  piu'  piccole dal Governo filippino.  Non ne sapeva
molto di piu', per il momento.  Mr.Sakurambo scatto' in piedi e scaccio' in
malo  modo  le  due  puttane.   "Cosa?" sbraito'.  "Voglio saperne di piu',
SUBITO!".  Mr.Lama usci' con la solita placidita' dalla stanza.

Jin  Haplo  si  ritrovo'  accecato dalla luce del sole.  La porta conduceva
infatti  all'aria  aperta.   Una rigogliosa vegetazione circondava la zona.
Solo  una  strada  di  terra  battuta si snodava all'interno della foresta.
Haplo'  si  incammino' e ben presto arrivo' su di una spiaggia dalla sabbia
bianca  e lucente.  Poteva vedere un porticciuolo vuoto.  Si rese conto che
probabilmente  si trovava su di una piccola isola privata.  Guardo' a terra
e  vide  un  pezzo  di  carta bianca spuntare tra i granelli di sabbia.  Si
chino'  e  lo prese.  Esaminandolo si rese conto che era un testamento.  Lo
impugno'.  Si diresse quindi verso il mare e si lancio' tra le onde.

Sparrow non poteva credere ai propri occhi:  lo spettacolo che si ritrovava
davanti  supervava  di  molto  il  confine  del disgusto.  Tutto quello che
rientrava nel locale di McAnal era rosso.  Sedie, tavoli, panche, la cassa,
il  pavimento,  le pareti, il soffitto, gli hamburger...  tutto.  Attento a
non  scivolare  sulla poltiglia, si fece strada all'interno del locale, tra
ufficiali  che  prendevano sbigottiti i rilevamenti.  Raggiunse il coroner,
che  era  piegato su di un vaso a vomitare.  Attese che avesse finito e gli
porse un fazzoletto.  Questi lo prese e lo utilizzo' per pulirsi gli angoli
della  bocca.   Quando  ebbe  finito  fece per dire qualcosa, ma un potente
conato  lo colse e riprese a rigettare.  Sparrow si allontano' e si diresse
verso un tavolo alla sua destra.  Passo' un dito sul ripiano, poi piego' la
mano  ed osservo' attentamente:  Sangue e frammenti di tessuto.  La vecchia
Sho-Tsu  era  morta  alla  fine  della potente maledizione.  Mr.  Proud era
contento  cosi',  non  avrebbe  piu'  dovuto mantenere la sua parola con la
vecchia sacerdotessa.  Un nemico era eliminato.  Pero' Sparrow da parte sua
non era tranquillo.  Diamine, Garet era un figlio di puttana e rischiava di
intralciare  i piani della Cerchia, lo aveva sorpreso il fatto che si fosse
sbaragliato cosi' facilmente del killer che gli aveva mandato....  ma farlo
morire  in  questo  modo  non  era  degno.  Degno di esseri umani.  Mr.Lama
osservava  con  occhi  freddi ed indagatori i poliziotti che si affannavano
dentro  e  fuori  dal  locale.   Un Pick-Up carico di giovani passo' per la
strada,  con  la sua musicaccia ad altissimo volume.  Conosceva quel brano.
Erano  i  No-Carrier,  un gruppo rock che ottenne un buon successo prima di
perire  tragicamente  tra  le  fiamme.   Sembra  che  il bassista si stesse
fumando  un  cilotto,  una  brace  cadde  sulla moquette...  ed il resto e'
leggenda.  Dopo la scomparsa del complesso si vendettero nel mondo qualcosa
come  150  milioni di copie del loro ultimo LP intitolato Mens Sana in Culo
Anal.   "Vita  puttana",  penso' Lama.  Osservo' la polizia che trasportava
fuori  dei  contenitori  di  plastica  colmi  di  un liquido denso e scuro.
Quello  che  erano  riusciti  a  raccattare di Garet Jax.  Mr.Sakurambo non
sarebbe stato felice di apprendere della dipartita di Jax.  E, meno ancora,
di  sapere  della  potenza  dell'organizzazione  segreta  che  cominciava a
manifestarsi   preoccuopantemente   tra  le  isole.   Perche',  questo  era
sicuramente  lavoro  loro.   Squillo'  il  cellulare.   Mr.Lama  attivo' il
vivavoce.   "Siamo  Hilo  e Manara".  I due che aveva inviato sull'isola di
MiSo  Doze....   Bene...   Le  notizie che gli riferirono non lo sorpresero
piu'  di tanto.  Avvio' la sua Mercedes e si dirise verso la tenuta del suo
capo.  Era ora di fare rapporto.

Il  cadavere  della  vecchia venne ritrovato solo all'alba del giorno dopo:
era  sdraiato  a terra nella capanna, il tagliere e la mezzaluna ancora sul
tavolo.   Del  pupazzo  non  era  rimasta traccia.  Dopo una breve autopsia
venne  decretata  la  morte  per  arresto  cardiaco.   Le  autorita' locali
pagarono  un  degno  funerale per la Sho-Tsu, ultima esponente di un'antica
casta   sacerdotale  dell'isola.   Poche  persone  parteciparono  al  rito,
perlopiu' anziani appartenenti alle antiche tribu'.

Mr.Lama espose i nuovi fatti a Mr.Sakurambo.  Non aveva appreso della morte
di  Garet  al  solito modo.  Era rimasto zitto, pensieroso.  Il suo sguardo
era  perso  nel  nulla.   Mr.Lama  osservava il suo datore di lavoro con la
solita tranquillita' apparente.  In realta' era preoccupato:  non aveva mai
visto il suo boss cosi' dopo una brutta notizia.  I minuti passavano lenti,
e  nessuna  parola  veniva  pronunciata.   Dopo  una mezz'ora, Sakurambo si
rianimo' all'improvviso, e con tono discorsivo comincio' a ragionare a voce
alta.   "Dunque...  vediamo di capirci qualcosa.  Jax e' stato fatto fuori,
molto  probabilmente grazie alle pratiche esoteriche della vecchia Sho-Tsu.
Questa  pero', che mi risulti, non aveva motivi di acredine verso il nostro
Garet.    Ed   inoltre,   non   era   sicuramente  una  persona  facilmente
controllabile, cosi' orgogliosa della sua arte e della sua posizione tra le
tribu'....".   Sakurambo prese il suo pacchetto di Blue Carribean, estrasse
una ciccozza e se la mise tra le labbra.  Prese poi un modellino di cannolo
dalla  scrivania,  premette  da  una parte ed una debole fiammella fendette
l'aria.   Si  accese la sigaretta, aspiro' e sbuffo' una fumosa folata.  "E
da  MiSo  Doze  ci  fanno  sapere  che  una  non meglio identificata Circle
Corporation  ha  acquistato  l'isola  di  Riisa  sei  mesi  fa  dal governo
filippino.   Hilo  e Manara indagano su questa presunta societa' e scoprono
che  Pat  Hyasutake,  l'amministratore, risulta anche il maggior azionista,
nonche'  presidente  di  un'altra  dozzina  tra  societa'  e  corporazioni.
Senonche'  il  Hyasutake  San  e'  una  personalita' fittizzia.  Non esiste
alcuna traccia di lui da nessuna parte.  Non ha una carta d'identita'.  Non
ha  un  passaporto.  Non ha una residenza od una cittadinanza.  Niente.  La
Circle  Corporation  risulta  essere  una  societa' di interscambio titoli,
nonche'   maggior   finanziatrice   della  BioHazard  Intl,  nota  societa'
farmaceutica  SudKoreana.   E  le  tracce  finiscono  qui...  ".  Sakurambo
ossevo'  la  sua  sigaretta.   Era  arrivato  a  meta'.   La  premette  nel
portacenere,  assicurandosi di averla spenta.  Odiava quelli che lasciavano
braci  accese  nel  portacenere.   "Nel  frattempo" bonfo' tra se e se, "Un
ballerino  gay,  collegato  forse  alla morte della ex moglie di Garet Jax,
sparisce  senza  lasciar  traccia  di  se.".   Si alzo' di colpo.  Squadro'
Mr.Lama.   "Raduna  la  squadra  F.I.S.T.F.  subito!" urlo'.  Placidamente,
Mr.Lama  usci' dall'ufficio.  Sakurambo osservo' la porta chiudersi, poi si
sedette e pianifico' il da farsi.

Mr.Proud  atterro'  con  il suo elicottero personale sulla ventosa isola di
Vulgus.   L'ultimo acquisto della Cerchia.  Proud sorrise tra se e se.  Una
squadra  di  mercenari  armati  di  tutto  punto  venne  a  scortarlo.  Era
impaziente.   La  casa  verso  la  quale  si  stavano dirigendo sembrava il
classico  squat coloniale di cui le isole erano ricolme.  Ma c'era molto di
piu'...   Mr.  Proud entro', osservo il tavolo e fece un cenno ad uno degli
uomini  alla  sua  destra.  Questo scatto' in avanti, sollevo' il tavolo ed
apri' una botola che si ritagliava nel pavimento in legno.  Fuori da li, un
tuono  rimbombo'  pieno carico di rabbia.  Una pioggia violenta comincio' a
sferzare  l'abitazione.   Proud  non ci fece caso.  Osservava la botola con
palese  aspettativa.   Si avvio' e comincio' a calarsi per la scalinata che
da qui si dipanava, preceduto e seguito dalle sue guardie.  Dopo una decina
di  metri lo spazio si allargava.  I neon tremolanti illuminavano la roccia
scavata.   Un  rumore  animalesco  comincio'  a  sentirsi in sottofondo, ed
andava  aumentando man mano che il gruppo procedeva.  Sembravano grugniti e
rumore  di masticazione.  Un pesante tanfo comincio' ad insidiare l'olfatto
degli  uomini,  i  quali pero' procedevano senza esitazioni.  Le armi erano
cariche  ed  operative, gli sguardi spietati.  Dopo qualche minuto giunsero
ad  uno  slargo  e  si  fermarono.  Le pareti ai lati erano simmetricamente
coperte  di  porte blindate, con una fessura ognuna.  Davanti a se Mr.Proud
poteva  vedere il Prof.Muffa, con il suo camice bianco.  Lo osservava con i
suoi  occhi  folli.   E  sbavava.  Mr.  Proud li si avvicino' e gli tese la
mano.   Il  professore  rispose, lasciando sulla mano del nostro una spessa
bava bianchiccia.  Mr.Proud fece finta di niente.  Del resto, il Professore
era  pazzo  da  legare.   Ma  anche molto, come dire, "brillante" nelle sue
sperimentazioni.   Proud  si  avvicino  alla  fessura  di  una  delle porte
blindate,  seguito  da  due  dei  suoi  uomini.   "Sono venuto ad osservare
l'andamento  dei  miei  investimenti" disse.  Il Professor Muffa esplose in
una selvaggia, scoordinata sghignazzata.

Jin  Haplo  era  in  acqua  da oramai piu' di 48 ore.  Ciononostante non si
sentiva  affatto  stanco,  anzi.   E  questa  non  era l'unica cosa strana.
Procedeva  nuotando  ad una velocita' incredibile.  I suoi muscoli d'acciao
invece  di  affaticarsi acquistavano nuovo vigore ad ogni bracciata.  Aveva
attraversato  una  tempesta  senza particolari problemi.  Ad un certo punto
era  stato  avvicinato da un branco di squali.  Questi si erano avvicinati,
ma,  dopo  un  veloce  controllo  della  preda si erano allontanati di gran
carriera.   Jin  era veramente stupefatto.  Aveva anche notato di avere una
specie  di  membrana,  che,  posta tra le dita dei piedi, gli consentiva di
nuotare  molto  piu'  agilmente.   Oramai vedeva terra.  Sembrava trattarsi
dell'isola di Heiachi....

Mr.Lama  aveva  acquisito oramai abbastanza informazioni.  Hilo e Manara lo
avevano  informato  di  un'altra  recente  acquisizione  della Circle Corp,
l'isola  di Vulgus.  Ora era il momento di entrare in azione.  Il suo capo,
Sakurambo,  era  smanioso  di  vederci chiaro ed aveva mobilitato il gruppo
F.I.S.T.F.   per  uno  sbarco poco pacifico sull'isola di Riisa.  Ora tutto
era  pronto.   Mr.   Lama controllo' l'orologio, e si avvio' da solo per il
piccolo  sentiero  che  portava  al  centro  dell'isola  di Riisa.  Il sole
iilluminava  la  vegetazione, che proiettava inquietanti ombre sul terreno.
Per terra aveva notato quelle che prima del temporale dovevano essere orme,
ma  che oramai erano solo piccole depressioni del terriccio e della sabbia.
Una  ricognizione aerea aveva rivelato la presenza di un grosso edificio al
centro  dell'isola,  ed  era  proprio  li  che  Mr.Lama si stava dirigendo.
Arrivo'  in  vista dell'immobile e si nascose in mezzo alla vegetazione per
osservare  meglio.   Sembrava che non vi fosse attivita'.  La cosa puzzava.
Premette un tasto sull'orologio.  La Squadra F.I.S.T.F.  si mobilito'.

Con  la meccanicita' di un riflesso, il Prof.Muffa si passo' la mano lurida
all'angolo  della  bocca,  asportando  cosi'  una  spessa bava giallognola.
Stava  osservando  i  risultati  degli  ultimi test sul progetto Tyrant II.
Cristo,  era  l'apice  della  sua  attivita',  il punto focale nel quale si
concentravano  i  risultati  di una vita di esperimenti.  Era semplicemente
sublime.

Sparrow  si  trovava  nel  suo  appartamente e, come si suol dire, ci stava
dando  dentro.   Era  difatti  arrivato alla tredicesima birra.  Nonostante
tutto  non  si sentiva affatto ubriaco.  Era troppo nervoso.  In che cavolo
di  affare si era andato a cacciare?  Ok, tutto bene finche' si trattava di
prendere  un paio di bustarelle per insabbiare qualche inchiesta o avviarne
alcune  "particolari".   Aveva  anche ucciso su commissione.  Ma questo....
No,  questo  non  lo reggeva.  Era troppo.  Aveva sempre rispettato Garet e
vedere  cio'  che  era rimasto di lui lo aveva profondamente traumatizzato.
Una  sorte  simile sarebbe potuta toccare a chiunque, in qualsiasi momento.
E,  quando  lui  non  fosse  piu' tornato utile alla Cerchia?  Si era forse
illuso che lo avrebbero lasciato in pace, con tutto quello che sapeva?  Che
idiota!   Apri'  la  quattordicesima  lattina  e la trangugio' di un fiato.
Rutto'  in modo baritonale.  La televisione stava trasmettendo su un canale
criptato un filmetto porno di bassa lega.  Spense l'apparecchio e si getto'
sul letto.  Dio..  quanti morti ancora?  E quando sarebbe toccata a lui?

"Non  ci  si  puo' piu' fidare di Sparrow." disse Proud.  La Cerchia annui'
compatta.   Una  voce  chiese  "come ce ne occupiamo questa volta?".  Proud
sorrise  maliziosamente,  come  se  provasse un piacere segreto.  "Non c'e'
problema, i miei se ne stanno gia occupando.".

La squadra F.I.S.T.F. scatto' ed  in  meno  di  trenta  secondi  accerchio'
silenziosamente   l'edificio.   Il   comandante  della  squadra,  un  rozzo
disegnatore di mappe, diede il via e le punte  d'attacco  si  precipitarono
all'interno. Mr.Lama osservava come sempre meravigliato la professionalita'
di  quella  gente.  Osservo'  l'orologio  e  lascio'  passare  due  minuti.
Dopodiche'  sollevo'  lo sguardo e vide puntualmente i mercenari fuoriscire
dalla villa. C'era qualcosa di strano. Il caposquadra  gli  fece  cenno  di
avvicinarsi. Mr.Lama esito', e, come leggendo nel suo pensiero, il capo gli
fece cenno che il posto era disabitato. Mr.Lama si alzo in modo felino e si
avvicino' all'entrata. Fu subito investito da un forte odore aspro, come di
urina. Guardo' nella hall e noto' dei  carrelli  di  tipo  ospedaliero.  Il
locale  era  arredato  sobriamente. Delle chiazze verdastre macchiavano una
delle pareti, come se vi fosse stata lanciata qualche strana  sostanza.  La
conferma  arrivo  quando  Mr.Lama  vide  dei cocci di vetro alla base della
parete. C'erano due scale ai due vertici dell  parete  ovest:  una  portava
verso  l'alto,  l'altra verso il basso. Mr. Lama annuso' l'aria proveniente
da entrambe.  Il  capo  gli  disse  che  entrambe  le  strade  erano  state
ispezionate,  e che sicuramente la piu' interessante era quella che portava
al basamento....

Haplo flette' i potenti muscoli e si isso'  sullo  scoglio.  Era  finamente
sulla  terra  ferma. Si avvio' verso la spiaggia, vuota a causa della tarda
ora (Jin presumeva fossero le 04 AM). Heiachi, l'isola di Heiachi!  Era  un
posto  che conosceva molto bene. L'isola dove aveva conosciuto Marca e dove
si erano innamorati. E grazie a lei si era convertito all'eterosessualita'.
Marca....  Chissa'  dov'era.  Ma  ora  cosa  poteva fare, ricoperto di peli
com'era? Certo! L'appartamento di Stan!!

Giggi 'er Caciottaro era uno che sapeva il fatto suo. Un killer  figlio  di
puttana come lui non l'aveva mai incontrato. Preciso, rapido, micidiale. Il
suo arrivo era avvertito troppo tardi dalla  vittima  grazie  all'odore  di
formaggio  e di ascelle. Ma come si diceva, era gia troppo tardi. Giggi 'er
Caciottaro  era  un  nome  che  faceva  tremare  i  bassifondi  malavitosi.
Utilizzava  una  tecnica  particolare:  si avvicinava di soppiatto alla sua
vittima, grazie alla sua innata abilita' e strangolava le sue  vittime  con
il cavo di un mouse microsoft compatibile. Da qualche mese lavorava per "La
Cerchia". Era cosi' che si facevano chiamare. A lui non gli importava molto
di  sapere  chi  fossero.  L'importante era che lo pagavano molto, ma molto
bene. Ora gli avevano passato un'altro bersaglio.  Il  capo  della  polizia
locale,  il  conosciutissimo  Sparrow.  Sapeva  chi  era. Sapeva che era un
figlio di cane. Ma non figlio di cane come lui, questo  era  sicuro.  Giggi
entro'  nell'ascensore  che  lo avrebbe portato al terzo piano, quello dove
viveva Sparrow. Premette il pulsante, poi porto' la  mano  in  tasca  e  ne
estrasse un logitech nuovo di zecca. Ne saggio' la resistenza e proruppe in
uno  sghignazzamento.  L'odore  all'interno  dell'ascensore  divenne  quasi
insopportabile...

Mr.Lama era nei sotterranei della villa e si trovava davanti a piu'  di  un
enigma.  Il  tetro  luogo  assomigliava  ad  una corsia di ospedale male in
arnese, con un lungo corridoio sul quale si affacciavano le porte  blindate
di  varie  celle.  Quest'ultime  erano  colme  di  tracce  umane o animali.
Sporche, piene di avanzi di cibo, escrementi, puzza di  vomito.  E  catene.
Ogni  stanza  conteneva delle robuste catene fissate al muro, terminati con
degli anelli di acciaio, regolabili per  piedi  e  gambe.  Un'altra  stanza
conteneva  i  resti di cio' che avrebbe potuto essere un laboratorio, unici
indizi una serie di cocci in terra di becker e  contenitori  per  campioni.
Tutto  dava  l'idea  che  il  luogo fosse stato sgomberato di recente e con
molta fretta. Mr. Lama si stava facendo una sua idea.

Giggi 'er Caciottaro applico' una massa gommosa  al  mouse  logitech  e  lo
lancio'  dietro  al  divano.  Dopo  qualche secondo, una piccola esplosione
trasformo' la periferica della Logitech in un grumo di plastica fusa, sulla
quale   era  oramai  impossibile  rilevare  impronte.  Il  killer  osservo'
soddisfatto il cadavere ai suoi piedi. Un profonda linea  violacea  solcava
il  collo  di Sparrow, segno indelebile dell'opera di Giggi 'er Caciottaro.
L'uomo alzo l'angolo della bocca in  un  ghigno  di  autocompiacimento.  Si
diresse verso l'uscita e scomparve dall'appartamento.

Haplo entro' senza difficolta' nell'appartamento di Stan. Fece infatti  per
bussare ma al primo contatto con la porta la abbatte'. Sempre piu' sorpreso
della forza che i suoi nuovi muscoli potevano  sprigionare,  Haplo  entro'.
L'appartamento  era vuoto, come si era aspettato. Stan, da quel lurido cane
che era, probabilmente si trovava impegnato in uno dei suoi leziosi  viaggi
in  Europa,  intento  nel  procurarsi  carne per soddisfare i suoi piaceri.
Ando'  in  bagno  e  trovo'  subito  quel  che  gli  serviva.  Una  lozione
depilatrice  permanente.  Quel  frocione  di  Stan  non  poteva sicuramente
esserne sprovvisto. Apri' l'acqua nella vasca  e  ci  vuoto'  il  tutto  il
contenuto del flacone a mo' di bagnoschiuma. Si mise una ridicola cuffietta
da bagno a pois in testa e si calo' nella vasca.  Quando  ne  usci'  un'ora
dopo,  era  quasi  presentabile. Tutto il pelo rossastro che ricopriva quel
suo nuovo corpo potenziato  ormai  galleggiava  pigramente  nell'acqua.  Si
guardo'  allo  specchio  e  amo'  cio  che vide. Un corpo possente, muscoli
guizzanti e duri dappertutto. Swarzenegger gli faceva una pippa.  Il  volto
sbarbato  ricordava  solo  lontanamente  quello che era stato. Era di molto
piu' fico del famoso modello  Fabio  e  quella  mezza  sega  di  Raz  Degan
scompariva  letteralmente  al  suo confronto. Cio' che gli penzolava glabro
tra le gambe era un cannone ad onde moventi degno della  corazzata  Yamato.
Sorrise  e  rimase conquistato dal suo stesso fascino. Si sciaquo', indosso
un'accappatoio che gli stava addosso come un pigiamino Chiccho e si diresse
verso  la  stanza  di  Stan. Apri' l'armadio e trovo' gli abiti firmati del
proprietario. Naturalmente, nessuno  di  questi  gli  stava.  Peccato,  con
indosso un Armani sarebbe stato proprio uno schianto... Trovo' alla fine un
paio di pantaloncini elastici (tipo quelli indossati  dalle  giocatrici  di
pallavolo)  ed  una  T-Shirt  abbastanza larga. Si diresse poi al quadro di
Flavian dietro il quale sapeva trovarsi la cassaforte.  Sposto'  l'opera  e
con  una  presa scardino' il portello della stessa. Prelevo' i soldi che vi
trovo' piu' il Rolex  Submariner.  Era  pronto  per  il  suo  ritorno  alla
civilta'.

Mr.Lama riferi' a Sakurambo l'idea che si era fatto  della  situazione.  La
Circle  Corp  probabilmente stava compiendo degli esperimenti su animali. A
quale scopo non era ben  chiaro,  probabilmente  stavano  testando  qualche
fottuto  virus  figlio  di  puttana  a  scopi bellici. O magari, delle armi
chimiche. Evidentemente la Circle Corp  aveva  avuto  sentore  che  i  loro
esperimenti  avevano  attirato  l'attenzione  e avevano quindi provveduto a
trasferirsi in tutta fretta altrove.  Ma  le  tracce  erano  evidenti.  Mr.
Sakurambo rimase in silenzio a meditare mentre sorseggiava un caipirinha.

Le stelle. Impazzite schizzavano  colorate  di  qua  e  di  la,  tracciando
elaborati  disegni  senza  senso,  emulando  perfettamente un caleidoscopio
demente. Lacrime ricoprivano gli occhi cechi, un terribile dolore bruciante
gli  invadeva  la  testa.  Un  basso  pulsare ritmico gonfiava i timpani. I
minuti passavano e diventavano ore. Il dolore rimaneva costante.  Perlomeno
le  stelle  cominciarono  lentamente  a  scomparire, svelando alla vista le
familiari  pareti  dell'appartamento.  Sparrow   si   alzo',   ringraziando
l'incidente  che una decina d'anni prima lo aveva costretto al trapianto di
una trachea d'acciaio.

I "resti" di Garet Jax erano stati tirati fuori dal congelatore della  sala
autopsie  del coroner. Era stato infatti deciso che venissero cremati e poi
messi un'urna al cimitero, a spese della comunita'. Ora si trovavano in una
cella  asettica, dentro un barile sterilizzato. La stanza era buia e vuota.
Un rumore pero' muoveva l'aria. Un rumore un po schifoso, a dire  il  vero.
Un "blubbare", come di acqua in ebollizione. Ed i suoni provenivano proprio
dal bidone.

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